Due fratelli uniti dallo stesso sogno, il cinema, e divisi dallo stesso cognome. Federico Fellini è il cineasta più conosciuto del mondo. Quello che di Federico pochi sanno è che aveva un fratello, Riccardo, anche lui regista. Quello che nessuno sa e su cui non si era mai indagato è il complicato rapporto che li ha uniti e divisi, per tutta la vita. A riportare a galla aspetti sconosciuti e inaspettati dell’interiorità di Federico, facendo emergere di fatto un altro Fellini, è il film omonimo di Stefano Bisulli e Roberto Naccari, filmaker riminesi attivi dalla metà degli anni Novanta, prima come sceneggiatori poi come registi diversi documentari (tra cui Insulo de la Rozoj), proiettato in anteprima mondiale al Festival Internazionale del Film di Roma.
In 68 minuti, i due registi riminesi indagano un personaggio pressoché sconosciuto al pubblico, la cui vicenda umana e professionale, che si è lungamente intrecciata con quella di Federico, era completamente da riportare a galla. “Siamo incappati casualmente nella sua storia e subito siamo rimasti affascinati da questo perfetto perdente, un personaggio costretto a sperimentare un confronto impossibile con un fratello troppo geniale” è convinto Bisulli.
Entrambi i Fellini partono per Roma all’inseguimento dei propri sogni. Federico ambisce a diventare giornalista mentre Riccardo vuole diventare cantante. Ma nella capitale della neonata Cinecittà vengono entrambi a contatto con il cinema, uno come sceneggiatore e l’altro come attore.
A causa di un matrimonio sfortunato, Riccardo è costretto ad abbandonare la carriera cinematografica. È Federico che all’inizio degli anni Cinquanta, offre al fratello l’occasione di ritornare sul set affidandogli un ruolo da protagonista ne I vitelloni. Riccardo ambisce a esordire anche alla regia e l’opportunità si concretizza all’inizio degli anni sessanta con la realizzazione di Storie sulla sabbia, pellicola accolta freddamente al Festival di Venezia 1963 e che sarà all’origine di una lacerante rottura tra i due. Federico chiede al fratello di rinunciare a utilizzare il cognome Fellini per firmare il film, Riccardo rifiuta. È l’inizio di un progressivo allontanamento.
Dopo anni di delusioni e difficoltà economiche, Riccardo attraverso la televisione intraprende una carriera di documentarista. Lavori come Zoo folle e Quegli animali degli italiani, animati da uno spirito da animalista ante litteram, riscuotono un discreto successo, consolidando la sua reputazione di autore televisivo.
Riccardo però non ha mai abbandonato la speranza di tornare al cinema. Verso la metà degli anni Ottanta sembrano crearsi le condizioni per il suo secondo film, Stella cavalla da circo quando Riccardo contrae una malattia misteriosa. Federico si riavvicina al fratello malato e spende il suo nome contattando luminari e specialisti. Ma ogni intervento risulta vano. Riccardo muore nel marzo del 1991. Due anni dopo anche Federico si ammala e per una bizzarra coincidenza viene ricoverato nella stessa stanza in cui è deceduto il fratello.
Nel corso della indagine – rilancia Naccari – “siamo rimasti folgorati dalle pagine del Libro dei sogni in cui compariva Riccardo. La constatazione di quanto a lungo l’ombra del fratello abbia ossessionato i sogni di Federico e la violenza delle sue reazioni ci ha sorpreso. Era quello il cuore della nostra storia, le fragilità inaspettate di Federico, quel vago senso di inferiorità seppellito nel lontano tempo dell’infanzia”.
L’altro Fellini arriverà a Rimini il 15 dicembre. Naccari e Bisulli sono al lavoro per ridurre la pellicola da 68 a 52 minuti: la tv svedese è intenzionata ad acquistarlo e altri contatti sono in atto. Vent’anni fa moriva Fellini. Il genio è vivo? “Non bisogna limitarsi a utilizzare il brandFellini. Ci vorrebbro cose meno grandiose ma più concrete. Il Centro Documentazione Tondelli di Correggio è un esempio”. (t.c.)