Si è speso per i poveri in Brasile, ma ha pure lavorato come artista, in SudAmerica e in Europa, molto apprezzato dalla critica. Il pubblico, specie quello riminese, forse lo conosce un po’ meno ma potrebbe avvicinarsi alla sua opera ad esempio prendendo in considerazione la monumentale “Via Crucis” collocata nella chiesa di “S. Agata – la Fabbrica” di Santarcangelo.
Bene ha fatto l’associazione culturale La Ginestra (affermata oltre i confini del proprio territorio, quello della comunità socio-parrocchiale de “La Fabbrica” di Santarcangelo) ha svolto attività anche in Austria, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia) a dedicare a Giulio Liverani, questo autore recentemente scomparso, un prezioso volume e una serata.
Artista e prete formatosi sull’esperienza dei Focolarini di Chiara Lubich (con la quale ha intessuto un fecondo rapporto epistolare), Giulio Liverani è personaggio a tutto tondo, sul quale è stato operato un importante lavoro di ricerca e recupero da due sacerdoti della diocesi riminese: don Giancarlo Moretti e don Franco Staccoli.
Il frutto di tale ricerca è confluito in un video e soprattutto in un libro, <+cors>Le Terre Splendenti<+testo_band> di Giulio Liverani (edizioni ilPonte), che è <+cors>“arrivato al traguardo dopo tante peripezie”<+testo_band> assicura William Protti della Ginestra. <+cors>“Il libro è scaturito dall’opera di un artista così avvincente nella sua lettura del Gesù Crocifisso”<+testo_band> ha scritto il giornalista-senatore Sergio Zavoli nella Prefazione, il quale si è poi amabilmente avventurato in una dissertazione sulla comunicazione, l’immagine e quale immagine di Cristo venga veicolata, anche dalla Chiesa stessa. Zavoli pone anche un numero consistente di questioni, tenendo sempre in maggior conto l’uomo <+cors>inedito<+testo_band>, da farsi continuamente sulle orme di Gesù, rispetto a quello edito, già in sé concluso. Prosegue Zavoli: <+cors>“Mi solleva, nel mio orgoglio riminese, l’idea che la Ginestra si unisca a quanti, anche di tonalità laica, avertono l’esigenza di trarre spunti non solo esistenziali, da un franco, comune interesse alle giurisdizioni dell’identità civile e interiore. Un ritorno insomma alla vita, e allo spirito che ne anima il corso”<+testo_band>.
Gli autori ripercorrono la vicenda umana e artistica di don Giulio, un prete che aveva il dono di rimanere nel cuore delle persone, e nel quale la continuità fra fede e vita era fattiva. La parte centrale è dedicata alla Via Crucis, vita-morte e morte-vita, un percorso nelle ceramiche di Liverani.
Tommaso Cevoli