All’inizio della Liturgia eucaristica si portano all’altare i doni, che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo. Prima di tutto si prepara l’altare, o mensa del Signore, che è il centro di tutta la Liturgia eucaristica, ponendovi sopra il corporale, il purificatoio, il Messale e il calice, se non viene preparato alla credenza. Poi si portano le offerte […]»(Ordo Generale Messale Romano, 73).
È importante sapere cosa ci deve stare sull’altare e cosa no, perché esso è lo spazio in cui il sacrificio di Cristo si rende realmente a noi contemporaneo (memoriale). Su di esso il Signore risorto compie nella persona del sacerdote ciò che fece quella sera del 13 di Nisan: I) prese il pane e il calice; II) rese grazie; III) <+cors>spezzò il pane e li diede ai suoi discepoli, dicendo<+testo_band>….
Su questi tre atti e in corrispondenza di essi, la Chiesa fin dalle origini ha strutturato tutta la seconda parte della Messa: I) Preparazione dei doni(dall’Offertorio fino alla Preghiera sulle offerte); II) Preghiera eucaristica in cui rende grazie a Dio; III) Frazione del pane e Comunione (Riti di Comunione: dal Padre Nostro all’Orazione dopo la Comunione) (OGMR, 72). Elementi di “geografia liturgica” ci aiuteranno ad orientarci nelle prossime catechesi.
È facile intuire che l’Altare deve essere preparato con grande dignità. Al proposito, ricordo che quando facevo la cameriera in albergo, mi fu insegnato che nell’apparecchiare la tavola nulla doveva essere lasciato al caso, per la dignità dei commensali, il rispetto della cucina e la “celebrazione” del pasto, in cui l’uomo – si sa – “non si nutre, ma mangia” (J.A.Brillat-Savarin), esprimendo in esso la sua dimensione affettiva, sociale e religiosa. Figuriamoci cosa deve essere preparare la Mensa del Signore!
Come si prepara allora l’altare? Anzi tutto è preparato in modo solenne: tutti siedono , perché i commensali sono re e regine, i figli di Dio acquistati dal sangue di Cristo; inoltre, non è apparecchiato da una persona qualsiasi, ma sempre da un ministro: il sacerdote, il diacono, l’accolito, oppure un ministro laico designato temporaneamente dal celebrante (OGMR, 139.178.190).
Esso vede anche una preparazione antecedente, che lo “inaugura” come mensa e come altare (OGMR 117): prima della Messa è coperto da una tovaglia bianca; nei Riti iniziali, inoltre, accoglie la croce e i candelabri (OGMR, 307-308).
È solo all’inizio della Liturgia Eucaristica che si devono porre sull’altare i vasi sacri (il calice solo se vuoto, la patena e, eventualmente, la pisside), i lini (corporale, purificatoio e palla) e i libri sacri (Messale), come precisa l’OGMR: vasi e lini «siano disposti sulla mensa solo dal momento della presentazione dei doni fino alla purificazione dei vasi», cioè dopo la Comunione (n. 306).
Capitolo fiori (croce e delizia di ogni parrocchia!). Precisiamo anzi tutto che essi sono un ornamento e non un elemento essenziale, per cui «piuttosto che sopra la mensa dell’altare, si dispongano attorno ad esso» (OGMR 305). Nell’ornamento floreale si deve inoltre agire con moderazione e rispettare i tempi liturgici: in Avvento, per esempio, si eviti di anticipare la gioia e l’esultanza del Natale.
Sull’altare, quindi, non ci deve essere altro. Vasi sacri e lini non sono solo oggetti funzionali e di alto valore artistico, ma anche segni liturgici tesi ad aiutare sacerdote e fedeli a compiere l’atto più importante del pianeta e della storia. Pensiamo ai lini: essi non accolgono solo il sacrificio di Cristo, ma anche l’offerta di noi stessi in unione con Cristo; su di essi scorre cioè anche il nostro “sangue” (libertà, intelletto, affetti, beni, ecc.). Quel loro color bianco ci deve ricordare quanto debba essere pura, sincera e libera la nostra offerta. Lini fini e nobili, come l’atto che servono (contro ogni grossolanità e superficialità con cui possiamo accostarci alla Mensa eucaristica); ma anche forti e robusti, come l’offerta di Cristo e come dovrebbe essere anche la nostra: decisa e coraggiosa e non titubante, part-time, distaccata. Lini robusti, inoltre, perché frutto di un lungo processo di lavorazione, come la nostra anima, che di Eucaristia in Eucaristia, riceve un processo di “lavorazione spirituale” ad opera della Parola e dell’offerta di Cristo al Padre.
Elisabetta Casadei