Martedì 1° ottobre: al Centro per l’Impiego di Rimini va in scena il delirio. In realtà, è “solo” una giornata di “ordinaria follia”, una delle tante che da alcune settimane, ormai, si ripetono tra le mura della sede riminese di via Rosaspina, così come a Riccione e a Bellaria.
Sul banco degli imputati sale la nuova mini Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego) che sostituisce la vecchia indennità di disoccupazione stagionale. Una rivoluzione: prima per avere diritto all’assegno dell’Inps era sufficiente vantare un minimo di contribuzione stagionale (78 giorni). Ora, oltre ad aver maturato un minimo di 13 settimane di contribuzione, serve la DID (Dichiarazione Immediata Disponibilità al lavoro) quindi occorre recarsi ai Centri per l’Impiego.
Già questo primo cambiamento ha provocato il caos. La Provincia di Rimini, a fine agosto, aveva fatto sapere che solo 8.000 lavoratori sui 23.000 contratti in scadenza sul territorio, erano già in possesso della DID. Per tutti gli altri occorreva recarsi ai Centri. Il risultato è cronaca di quest’ultimo mese: file interminabili agli ex uffici di collocamento con persone che hanno piazzato le tende fin dalle prime ore del mattino. La Provincia – fa sapere l’assessore al Lavoro Meris Soldati – ha calcolato una media di oltre 500 utenti al giorno nelle varie sedi, costrette a fare gli straordinari con le stesse forze a causa del blocco delle assunzioni pubbliche. Per l’assessore la colpa di questi disagi è di “una legge discutibile nel merito e devastante nella sua applicazione” ma anche di una “scarsa e contraddittoria informazione nazionale, scaturita proprio dai vuoti della legge”.
Qui “casca l’asino”. Perché tra gli imputati del processo che oggi si sta facendo alla mini Aspi, spunta anche una scorretta informazione.
Centinaia di stagionali hanno pensato di dover accapparrarsi la DID immediatamente. Da qui il motivo delle file chilometriche: per quasi tutti i lavoratori il contratto cessava tra la fine di agosto e la metà di settembre.
Perché tutta questa ansia? Circola voce che la stessa Cgil abbia mandato ai lavoratori una lettera in cui si diceva di fare domanda all’Inps tassativamente entro i primi sette giorni successivi al licenziamento. Invece la domanda per la mini Aspi va presentata entro sessanta giorni dal momento nel quale l’Inps fa partire il diritto al pagamento, cioè l’ottavo dopo il licenziamento, quindi c’è tempo fino a 68 giorni dalla cessazione del contratto. Se ci si presenta al Centro per l’Impiego nei primi sette giorni, si percepisce la mini Aspi dall’ottavo, se ci si presenta dopo, la si percepisce dal giorno successivo alla data di presentazione. Ora, c’è il rischio che molti lavoratori temano di aver perso il diritto all’assegno perché, per un motivo o per l’altro, non sono riusciti a rimediare la DID nella prima settimana. “È quello che più ci spaventa – commenta Silvia Zoli della Cgil di Rimini – Il tempo che tantissimi hanno perso in questi giorni ai Centri per l’Impiego inutilmente, non glielo ridarà nessuno, ma se qualcuno non dovesse ritirare la mini Aspi perché non correttamente informato e cercasse di rimediare dopo i 68 giorni, questa sarebbe una grande disfatta per tutti”.
Resta un dubbio: fare la domanda entro la prima settimana come tantissimi stanno facendo, è più conveniente o no? La Provincia fa sapere che non esiste “nessuna decadenza o penalizzazione economica per coloro che, presentando la domanda di Mini Aspi entro due mesi, non prevedono di rioccuparsi nei sei mesi prossimi”. Come spiega Zoli, “l’assegno al lavoratore viene corrisposto per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione. Se una cameriera ha lavorato per quattro mesi, ha diritto alla mini Aspi per due mesi. Se la stessa cameriera ricomincerà a lavorare a dicembre, allora le conviene fare domanda subito per percepire il sussidio fin dall’ottavo giorno dopo il licenziamento.”. Caso raro. “La maggior parte dei nostri stagionali sono puri, non ricominceranno a lavorare prima della prossima primavera, quindi possono benissimo aspettare: che facciano la domanda subito o entro due mesi, non cambia nulla” chiarisce Zoli. Inoltre, di questi tempi, quante persone troveranno subito un nuovo impiego? Senza contare i tantissimi stranieri che rientrano all’estero e torneranno in Riviera solo ad aprile-maggio. E come loro tanti italiani dal nord e sud Italia. È possibile fare domanda per il sussidio (sempre entro 68 giorni) nei rispettivi paesi, anche per i cittadini provenienti da altri paesi dell’Unione Europea grazie a convenzioni internazionali. Peccato che tantissimi si siano riversati agli sportelli dei Centri per l’Impiego perché non informati di questa opportunità.
Un ultimo dubbio: facendo domanda subito si percepisce l’assegno prima?“L’Inps dovrebbe pagare dalla data in cui viene presentata la domanda, ma non è vero che i primi avranno l’assegno adesso e gli altri tra sei mesi – chirisce ancora Zoli -. Sarà solo una differenza di alcuni giorni. L’inps dovrà aspettare informazioni anche dalle aziende. Da quanto ci risulta, sta facendo il massimo per far partire i pagamenti da Natale”.
Dunque non c’è alcun motivo per accalcarsi agli ex uffici di collocamento. L’importante, anche in questo caso, è fare due calcoli in più.
Alessandra Leardini