E pensare che il concetto avremmo potuto brevettarlo noi, visto che da decenni siamo la Riviera dei giovani che amano tirar tardi e dormire fino a mezzogiorno. Ma a mettere insieme pranzo e colazione ci hanno pensato gli inglesi lanciando il “brunch”, che unisce “breakfast” e “lunch”. Linguisticamente, molto meglio così: “brunch” è snello, efficace, trendy. Sarebbe stato un goffo “colanzo” se avessimo fatto da noi. Come è invece successo per “apericena”, premio 2013 per il peggior neologismo.
L’importante, comunque, è il senso: visto che è sempre più fatica permettersi aperitivo e cena, anche dalle nostre parti molti locali insieme all’aperitivo propongono un accompagnamento molto più sostanzioso di una scodellina di patatine e salatini, di modo che uno possa andarsene sazio o quasi. Se il trend è quello di accorpare i pasti possiamo allora pensare a qualche altra opzione. Per esempio il “merendinner”, unendo la merenda, che i bambini al mare si decidono a fare solo quando sono spossati dai giochi, con la cena che poi non gusteranno per intero causa merenda tardiva. Oppure il “pranzoccio”, basato su un’usanza che da noi fatica a prendere piede: quella dello “scartoccio” da portare a casa con quel che non viene consumato. Strano per gente che ai buffet gratuiti fa stragi ma è timorosa invece di chiedere di portar via quel che comunque paga. O che al limite accampa la solita improbabile scusa: è per il cane…