La notizia arriva con il caldo d’agosto. Il Sole 24 Ore consegna a Rimini il primato regionale di territorio con maggior rischio evasione. Un balzo di ben 11 posizioni rispetto al 2012, che invece fa salire la provincia in posizione numero 70 nella classifica italiana. Il numero che ha “rovinato” la reputazione di Rimini è il 91. Si tratta di un indice indicativo che confronta lo stile di vita dei cittadini con il reddito dichiarato. In quel 91 sono racchiuse valutazioni relative ai consumi alimentari, al consumo di energia elettrica per usi domestici, al consumo dei carburanti, alla cilindrata delle auto circolanti, al numero delle vetture su strada, alla presenza di abitazioni di pregio e alla variazione dei depositi bancari.
La media nazionale è 100, valori al di sotto della media indicano complessivamente minor reddito dichiarato quindi maggiore rischio di evasione. La peggiore in Italia è stata Ragusa con 52 punti.
Tralasciando i semplici numeri, per dare un’idea, diciamo che Bologna e Milano hanno ottenuto un buon 152. Rimini, inoltre, è l’unica provincia dell’Emilia Romagna a scendere sotto la media nazionale.
Stefano Vitali, Presidente della Provincia che della lotta all’evasione fiscale ha fatto un po’ la bandiera del suo mandato ha commentato, come era da aspettarsi, amaramente i dati, provando a dare una chiave di lettura ai numeri, ma senza cercare nessuna giustificazione o dito dietro il quale nascondersi: “Il commento di questi dati, indubbiamente molto negativi per il nostro territorio, non può prescindere da un’avvertenza per così dire tecnica: l’incremento statistico del rischio potenziale di evasione fiscale può anche essere spiegato con la crisi che tra 2010 e 2011 ha aggredito nel suo complesso il distretto economico riminese, determinando una contrazione del reddito disponibile e il conseguente ricorso ai risparmi o all’indebitamento per continuare a garantire i consumi. Questo però non toglie che l’ultimo posto in solitudine della provincia di Rimini nel panorama emiliano romagnolo (e tra le ultimissime dell’intero Nord e Centro Nord) conferma il dato dello scorso anno e quello del 2006; dunque si fa fatica a non considerarlo strutturale rispetto alle dinamiche socioeconomiche dell’area riminese”.
È doveroso però precisare che l’Emilia-Romagna è l’unica regione che, insieme al Piemonte, dal 2006 al 2011 si è piazzata nella fascia del minor rischio di evasione fiscale. Mentre altre regioni del Nord come Lombardia e Veneto erano indicate come più rischiose e avvezze all’evasione. Fatte le dovute premesse il rischio rimane.
“Non solo – continua il Presidente – paradossalmente la gravissima crisi economica, il cui contrasto sarebbe in gran parte delegato a un riequilibrio della giustizia fiscale, pare averci spinto ancor di più verso quella terra grigia che si chiama sommerso. Qui non si tratta solo della figura (meglio, figuraccia) che il territorio riminese continua a fare in questa o altre ricerche. Si tratta del rifiuto a riconoscersi nei doveri morali che fondano la coesione sociale, si tratta della resa all’impossibilità di essere diversi da quello che siamo stati sino a ieri, cercando di emendare i nostri errori per diventare ancora migliori”.
Purtroppo la cronaca non ci aiuta e rifarci il buon nome. Qualche giorno fa la Guardia di Finanza di Rimini ha reso noti i casi di un paio di evasori doc e di un bilancio – inizio anno – di 55milioni di euro nascosti al fisco. 32 i casi di imprenditori, professionisti e artigiani che non hanno dichiarato nulla e che per l’Agenzia delle Entrate erano dei veri e propri fantasmi. A guardarli da vicino questi evasori sembrano anche “poco furbi” oltre che disonesti visto che essere un evasore fantasma vuol dire non dichiarare nulla. Possibile se non si è dei nulla facenti o nulla tenenti? Uno dei casi più eclatanti, dei primi otto mesi del 2013, si riferisce ad un’impresa produttrice di gomme che non ha dichiarato ricavi per 5milioni di euro, non versando 1milione e mezzo di euro di Iva dovuta. E tutto questo solo nel periodo 2010-2011. Periodo nel quale venivano anche emesse fatture (che partivano anche per altri paesi d’Europa) false per abbattere i costi. Due società legate alla vendita di commercio elettronico, poi, hanno evaso per ben 16milioni. Anche un albergatore si è fatto valere in questa fiera del baro: 2milioni sottratti e 100mila euro di Iva dovuta e non versata. Furbetti in buona compagnia dei proprietari di una società di distribuzione di bibite che dal 2003 al 2007 non ha versato all’Erario 13milioni di euro e non ha versato 2milioni e mezzo di Iva dovuta. Una carrellata dell’orrido che fa a pugni con le manovre finanziarie del Governo italiano che raschia il fondo del barile per far tornare i conti. “Non voglio ancora credere – ha concluso amareggiato Vitali – che Rimini si sia arresa a una condizione che in realtà non è un destino ineluttabile. Segnali di un diverso approccio e di una sensibilità più attenta negli ultimi tempi se ne sono colti: ma non bastano. E il contrasto non può essere affidato a soli strumenti repressivi, che comunque sarebbero più efficaci se passassero dalla sfera centrale a quella locale. Occorre, non mi stancherò mai di dirlo, una presa di coscienza più ampia di quella che può offrire una sanzione. Ma questa nuova «maglia nera» non è un bel risveglio”. Allora, sveglia!
Angela De Rubeis