Chi non ha mai sbagliato la raccolta differenziata scagli il primo imballaggio. La cernita dei rifiuti ha richiesto un vero e proprio mutamento culturale nelle abitudini dei cittadini produttori di pattume, e ancora oggi in tanti esitano di fronte al plotone di cassonetti, o mettono a segno ’canestri’ sbagliati. Bicchieri e posate usa-e-getta vanno nella plastica? I cartoni unti della pizza vanno nella carta? Il polistirolo dove lo metto?
Eppure i Comuni della provincia di Rimini serviti da Hera hanno incassato un buon risultato nel 2012, differenziando il 60% dei rifiuti urbani (in crescita di un punto percentuale rispetto all’anno precedente). Non male, considerando che altri comuni della regione si fermano al 35%.
I dati. Quelli più virtuosi della provincia sono stati Poggio Berni (73%) e Santarcangelo di Romagna (72,3%). Dati che, confrontati con il resto del paese, fanno esultare o preoccupare, a seconda dei punti di vista. Lo Stivale, infatti, nel 2011 si limitava ancora a differenziare soltanto il 35,5% dei rifiuti prodotti in un anno, nonostante l’obiettivo fosse fissato al 60%, e che Rimini è riuscita a sfiorare.
Il trend nazionale è in crescita, seppur a due velocità fra nord e sud. Aumenta la differenziata, ma diminuiscono i rifiuti. I 30 milioni di tonnellate di immondizia made in Italy sono calati del 3,4% rispetto all’anno precedente. Stessa sorte per Rimini che ha visto contrarsi il volume ospitato dai cassonetti, dalle 257 mila tonnellate del 2011 alle 249 mila del 2012. Causa? La crisi economica, la conseguente riduzione dei consumi e quindi del pattume. Nonostante tale flessione, la produzione pro capite di rifiuti rimane di gran lunga superiore a Rimini rispetto alla media nazionale: 757 kg contro 504. All’Emilia-Romagna spetta la medaglia d’oro fra le regioni sia per produzione di rifiuti (637 kg pro capite) che per la quantità di differenziata (336 kg pro capite, con la Sicilia che si ferma a 60,5).
Ma non è finita qui. Infatti nel riminese è molto elevata anche la quantità di differenziata in grado di essere effettivamente riciclata, ovvero il 93%, contro una media nazionale del 45,6%. Quindi solo una modesta porzione di quel 60% differenziato nella provincia costiera viene scartato. Un ottimo risultato per l’assessore all’Ambiente del Comune di Rimini Sara Visintin: “Differenziare comporta vantaggi non solo ambientali ma anche economici. Attiva un altro tipo di filiera volta al recupero e non alla distruzione dei rifiuti”. Inceneritori e discariche sono, infatti, le tipologie di smaltimento giudicate più impattanti. Tutto il territorio coperto da Hera ricorre alla discarica nel 21,4% dei casi, contro ad una media italiana del 49% ed una europea del 37%, proiettando l’area tra le capofila del Vecchio continente in materia di riciclo.
Perché non fare di meglio? Ogni territorio ha le sue regole di raccolta a seconda della società afferente. Ecco alcuni consigli per efficientare ulteriormente la cernita in riviera. Scontrini e carta da forno, seppure di carta, non sono riciclabili e vanno nell’indifferenziata. Stessa sorte per ceramica, lamette, assorbenti, gomma, dentifricio, fili elettrici, forbici e tutta l’oggettistica di plastica, come posate, giocattoli, vasi e spazzolini da denti. Nella carta ci va solo materiale pulito, per cui i cartoni della pizza unti non si recuperano. Idem per i tovaglioli usati che vanno nell’organico insieme a cenere, capelli e stuzzicadenti. Nylon e vaschette di polistirolo sono destinate alla plastica. Le lampadine non vanno nel vetro, così come specchi e lastre vetrate: si porta tutto alle stazioni ecologiche insieme a barattoli di vernice, bombole spray, cassette della frutta di legno e di plastica, cellulari, olio domestico e per auto, pentole e padelle.
I rifiuti raccolti per riminese si dividono in 62,5 kg di carta, 22,8 di plastica, 30,5 di vetro, 44,8 di organico, 69,5 di verde, 21,6 di legno, 2,7 di ferro, 1,5 di metalli. Nel 2012 ogni riminese ha gettato nella differenziata circa 475 kg di rifiuti, contro una media regionale di 356 e nazionale di 189. A Rimini sono cresciute in particolare la raccolta di plastica, vetro e lattine, soprattutto nelle stazioni ecologiche. Sono calati invece i beni durevoli, come ingombranti e ferro; anche qui, sempre per colpa della crisi.
Mirco Paganelli