Scusate il ritardo, potrebbe intitolare la sua biografia citando il bel film di Massimo Troisi. E lo potrebbe fare senza vergogna alcuna, perché scoprirsi pittore a 68 anni dopo una vita trascorsa dietro il bancone del negozio di alimentari di Verucchio, non è da tutti.
Vincenzo Bronzetti, classe 1940, non si rimprovera nulla. “Cicci”, com’è più conosciuto nella culla malatestiana, si è ritrovato in mano i pennelli per esprimere vedute e sensazioni, e senza alcuna preparazione artistica, si è gettato “a tutto colore” in questa nuova avventura.
“Dopo quarantatrè stagioni trascorse in «bottega», mi sono ritrovato baby sitter dei miei nipoti. – racconta Bronzetti – Al loro fianco un giorno mi sono improvvisato a realizzare alcuni schizzi con la penna. Con mia grande sorpresa la mano correva sul foglio regalandomi una sensazione di libertà”. E oensare che la penna fino ad allora l’aveva utilizzata solo per di conto nella bottega. Laura, una vicina di casa appassionata d’arte, ha intravisto quelle prove d’autore e ha suggerito a Cicci di utilizzare la tempera. Indicazione accettata, prima di passare successivamente all’acrilico, ma oramai la pittura era già diventata un’artistica compagna di viaggio.
Dal sorgere della tardiva ispirazione ad oggi, il “Van Gogh della Valmarecchia, come lo apostrofa qualche amico verucchiese, ha sfornato oltre 450 opere: paesaggi, in gran parte, ma anche nature morte, animali. E tanti scorci del paese natale: la Verucchio di piazza Malatesta, dell’arco del Passerello, della Barcaccia, di pietre che sembrano vive.
Lo trovate intento al suo cavalletto, con la tavolozza dei colori accanto, il pennello in mano, il cappellino con visiera calato in testa e quel foulard che fa tanto artista nel suo antro di piazza Malatesta, il bunker al numero 18 (o al bar da Robertino). L’immancabile sigaro in bocca può essere spento o acceso ma il pennello, quello non è mai sulla funzione off. Produce a ciclo continuo. “Una pittura grassa, ricca cromaticamente, in contrapposizione netta con il chiarissimo e lo «sfumatismo» così di moda ultimamente nel panorama riminese. – l’ha definita recentemente Paolo Righini – Una pittura dunque non mediata ma immediata, il cui aspetto più interessante – e rivoluzionario – è il fatto che essa non sottende alcun concetto”. Bronzetti in merito non ha alcun dubbio: il compito primario di un pittore non è quello di lanciare messaggi semmai “proporre punti di osservazione sulla quotidianità”. L’arte illustra, imprime sulla tela “quel che c’è lì fuori”.
E Cicci lo fa con una passione – e cognizione di causa – davvero insolita per un pittore che si è scoperto tale con i capelli bianchi e senza avvisaglie preventive, un artista senza maestri, felicemente autodidatta, orgogliosamente verucchiese. “A mio avviso non serve altro. – ha sintetizzato in una intervista – Prima delle infrastrutture intellettuali dell’uomo, stanno le emozioni, le passioni. Io cerco di raccontare queste perché accostarvisi non è esercizio culturale ma naturale e quindi aperto a tutti”.
A 73 anni “Cicci” si reputa ancora un neofita, spinto da una passione non mediata, a raccontare paesaggi assolati e notti buie, figure umane appena accennate, rocche e castelli che paiono usciti dai sogni per maestosità cromatica. Una valmarecchiese pittura naif capace di assaltare la tela senza sosta, con un furore che gli sportivi definirebbero agonistico e i critici – almeno quelli di un tempo – sintetizzerebbero in ispirazione. Bronzetti di rinchiudersi solitario non ha alcuna intenzione. Preferisce “parlare” di sé attraverso quella pittura intensa e cromatica, dalle pennellate volutamente larghe, capaci di raccontare un Arco d’Augusto che pare sospeso nel cielo di una Rimini solcata dalle nuvole, o una ieratica Rocca Malatestiana. E garantisce di essere sempre rintracciabile ai numeri telefonici 0541/670202 o 338/7459801.
Secondo Righini, Bronzetti rappresenta la “sorprendente «nouvelle vague» della più recente stagione pittorica verucchiese”, il cui paesaggio quotidiano oggi è composto di tele, pennelli e colori. Con la caratteristica firma: Bronzetti V., solo l’iniziale del nome. “E per giunta scritta maluccio. Vorrei che si ricordassero del pittore dalla brutta firma”. Ma dalla pittura intensa: rozza, grondante materia, dalle pennellate visibili.
Paolo Guiducci