Tra i primi “drammi” dei neo-genitori c’è la lunga ed estenuante lotta con i figli per insegnar loro a prendere i pasti alla tavola tutti insieme, e che non ci si alza fino a quando tutti hanno finito. Una lotta che appare sempre più improba!
Anche la Messa è una mensa; anzi, due: quella della Parola e quella del Corpo/Sangue di Cristo; le quali hanno i loro precisi spazi liturgici: l’ambone e la sede di presidenza la prima, e l’altare la seconda.
La Liturgia della Parola si svolge tra l’Ambone e la Sede di presidenza (vedi Catechesi: Ambone, n. 33; Sede presidenza, n. 15) per sottolineare ancora che Dio in essa non fa un monologo, ma un dialogo con la sua Sposa, guidata dal celebrante; per cui, se all’ambone risuona la Parola di Dio, alla sede di presidenza risuona la voce della Sposa dalle labbra del sacerdote, che guida la risposta della fede (il Credo) e la preghiera dei fedeli.
L’omelia si colloca proprio tra l’ambone e la sede di presidenza, poiché può essere tenuta in entrambi gli spazi liturgici (Ordo generale Messale Romano, 136; Principi e Norme, 97): all’ambone, perché in essa risuona ancora la Parola di Dio (OGMR, 55); alla sede di presidenza, perché il sacerdote, “spezzando” il pane della Parola, guida i fedeli nella loro vita cristiana, come Cristo Buon Pastore, e nutre la loro fede come Cristo Maestro, seduto tra i discepoli (Mt 5,1; Catechesi: Omelia, n. 41; Seduti, 31).
Ogni sede di presidenza trae il suo significato da quella del vescovo, che per venerabile tradizione si chiama Cattedra (dal greco kathaedra: katà = sopra e edra = sedia, ossia sedia posta in alto o sedia principale); in altre parole, anche nella nostra Diocesi nessuna predicazione è possibile senza la comunione con il vescovo e questi con il papa! Ogni omelia, tenuta anche nell’anglo più sperduto della Diocesi, è legata perciò alla >cattedra di Pietro, ossia al deposito della fede custodito dal primo degli Apostoli e simboleggiato dalle famose chiavi.
L’unità della fede è così preziosa che dall’anno 336 la Chiesa celebra la festa della Cattedra di Pietro (22 febbraio) e papa Alessandro VII (1666) la fece forgiare dal Bernini e collocare in alto, nell’abside della Basilica vaticana, sotto la Colomba e circondata dai bronzi dei primi 4 Dottori della Chiesa (Girolamo, Gregorio, Agostino e Ambrogio).
La presenza della cattedra in ogni Diocesi è così importante, che l’edificio sacro che la ospita prende il nome di Cattedrale, divenendo così la “chiesa madre” dell’intera Diocesi, in cui il vescovo celebra l’Eucaristia principale e insegna come «maestro autentico della fede» (Christus Dominus , 2).
Forse pochi sanno, che la <+nero>Cattedra marmorea del Duomo di Rimini<+testo_band>, donata dal presbiterio al suo vescovo nell’Anno Giubilare del 2000, ha un altro piccolo legame con la Basilica vaticana: è stata infatti disegnata da uno degli architetti della Fabbrica di San Pietro, e forgiata dagli artigiani che ne curano la manutenzione.
Anticamente sulla cattedra, una sedia con la spalliera e senza braccioli, sedevano i filosofi e i maestri; i primi cristiani la introdussero nella liturgia come sedia distinta del vescovo, quale segno del magistero di Cristo. Lignea e poi di marmo, era fissata al centro della Chiesa, ancor prima dell’altare. Le cattedre degli apostoli e dei primi pastori della Chiesa erano conservate gelosamente e alcune erano anche oggetto di venerazione, come ci narra Eusebio di Cesarea (IV sec.): a Gerusalemme si venerava la cattedra di San Giacomo, ad Alessandria quella di San Marco, e a Roma quella di cui abbiamo appena detto (Storia Ecclesiastica).
Dal punto di vista artistico già nel III sec. Cristo è rappresentato seduto in cattedra come Maestro in mezzo agli apostoli, e dal IV sec. la cattedra inizia ad essere ornata a mosaico o con sculture: un esempio per tutti, la cattedra in avorio del vescovo Massimiano di Ravenna (VI sec.), meta turistica mondiale, solo a due passi da noi.
Nei secoli a seguire la cattedra degenerò purtroppo in un trono (con tanto di intronizzazione del vescovo!) e venne collocata al lato del presbiterio, perdendo ogni relazione con l’assemblea e divenendo più un seggio onorifico che un segno liturgico (dal XII sec.).
Dopo il Concilio Vaticano II la cattedra è tornata al suo ruolo e al suo posto liturgico originario. Naturalmente è unica, ben visibile, e su di essa siede solo il vescovo, che ne prende possesso, ordinariamente, durante il Rito di ordinazione episcopale, dopo aver ricevuto le insegne del Vangelo, dell’anello, della mitra e del pastorale (Rito di ordinazione del vescovo, 60). Nessun presbitero, quindi, può tenere l’omelia dalla cattedra del vescovo.
La conclusione “pratica” me la offrono oggi i bimbi citati all’inizio. Sembra che anche nella Messa sia ancora difficile stare alla Mensa della Parola: vedi i fedeli alzarsi per le esigenze più varie o camminare indisturbati nella navate nelle Basiliche; vedi i sacerdoti lanciarsi in mezzo all’assemblea o salire su i vari pulpiti, dimenticando, forse, che l’omelia è efficace non solo per le soluzioni comunicative, ma soprattutto perché «è predicazione della Parola divina, accolta non quale parola di uomini, ma come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete» (1Ts 2,13).
Elisabetta Casadei
* Le catechesi liturgiche si tengono ogni domenica in Cattedrale alle 10.50 (prima della Messa).