I conti, quelli veri, si faranno solo a fine stagione ma ci sono più presupposti che portano a temere un bilancio finale in rosso. Ci sono le previsioni che vedono i flussi turistici in calo del 10% sotto i colpi pesanti della crisi. C’è la perdita di migliaia di posti di lavoro stagionali in riviera. E c’è la gara al ribasso dei prezzi, che sembra ormai rimasta l’unica arma di seduzione. Un hotel a tre stelle a Rimini nord arriva ad offrire una matrimoniale a 13 euro in pensione completa. Più di un ombrellone. E non si tratta di un caso isolato.
Quello che più preoccupa, al di là del balletto delle cifre provvisorie su arrivi e presenze, è proprio questa svendita, che non può che ricondurre a una domanda: quale prodotto stiamo offrendo?
Una recente classifica effettuata dal motore internazionale di ricerca turistica Trivago confronta Rimini con altre quattro mete leader del Mediterraneo. Ebbene, al di là del prezzo, dove Rimini, secondo la lettura dell’assessore provinciale Fabio Galli, “se la cava più che bene”, restiamo molto indietro nei servizi richiesti dagli standard internazionali. Solo il 17% degli alberghi della riviera dispone di aria condizionata, appena il 6% di piscina, il 19% di parcheggio proprio e il 7% di wi-fi. Nelle altre località prese in esame, quella messa peggio quanto a condizionamento è Lloret de Mar al 37%, la più indietro con le piscine è Nizza al 15%, la meno dotata di hotel con parcheggio ancora Lloret de Mar (36%) che risulta anche la più carente nel collegamento a Internet senza fili (16%).
“Abbiamo bisogno di un’accelerazione se non di un vero e proprio choc” commenta Galli. “Non è solo questione di nuovi incentivi economici e di agevolazioni fiscali. Occorre riattivare il circuito delle idee”.
“Che ci sia gente o meno, poco importa. Stiamo vendendo il nostro prodotto a prezzi inferiori del 30-40% rispetto a concorrenti come Viareggio e Jesolo dove tra l’altro il turismo estero è superiore al 50%”. Secondo l’esperto di marketing turistico Mauro Santinato “non è riempiendo il Molo o con la Notte Rosa che si risolvono i problemi. Diamo merito a questi eventi ma se il prodotto rimane scadente, alla lunga qualsiasi comunicazione non è più in grado di sostenerlo”.
Che fare allora? “Dobbiamo tornare ad essere competitivi, come negli anni ’70-’80. I nostri hotel e molti locali, dai negozi alle gelaterie, sono rimasti fermi ad allora, brutti. E nell’ultimo anno in tutta la provincia solo 18 hotel hanno partecipato al bando regionale per la riqualificazione alberghiera. In una riviera inchiodata avrebbero dovuto esserci 200 domande!”.
Intanto, in meno di trent’anni, solo a Rimini gli alberghi sono scesi da 1.750 a meno di 900. “Forse dobbiamo ancora alleggerirci ma bisogna avere gli strumenti urbanistici adatti” prosegue Santinato. “Allarghiamo le camere più che aumentarne il numero. Se per stare negli stessi spazi devo perdere il 20% di stanze e quindi di redditività, il Comune deve potermi consentire di costruire un altro 20%. Chi vuole investire deve essere favorito, non vessato dagli uffici comunali che impiegano più di un anno a rilasciare i permessi”.
Se in tempi “magri” mancano i fondi per i bandi, c’è dunque un altro modo per assecondare la dinamicità degli operatori. Che al tempo stesso non devono solo piangersi addosso e puntare il dito sulla crisi.
Alessandra Leardini