Se anche di questi tempi, avete una tendenza incontrollabile all’acquisto, ne effettuate più di uno all’interno di una stessa giornata e ciò che comprate non è legato a esigenze reali, fate attenzione: potreste essere colpiti dallo shopping compulsivo. Una vera e propria malattia che negli ultimi anni ha avuto una notevole esplosione. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Daniela Casalboni, direttrice dell’Unità Operativa Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Rimini.
Dottoressa, quali sono i sintomi che la caratterizzano?
“Oltre a quelli sopracitati, si registra che il danaro speso per gli acquisti è superiore alle proprie possibilità economiche. Il piacere è nell’atto dell’acquisto che calma la tensione, dopodiché l’oggetto, di norma, perde qualsiasi valore”.
Quali sono i soggetti più colpiti?
“Principalmente donne (85%) di classe media con età attorno ai 40 anni, con una vita sentimentale insoddisfacente. L’acquisto sembra, infatti, correlato al tentativo di compensare sentimenti di vuoto, una scarsa autostima, una depressione narcisistica legata al fatto che ci si sente difformi da un sé ideale. L’acquisto analogamente ad altre forme di dipendenza, compensa momentaneamente questa sensazione di vuoto, tristezza, inadeguatezza, spesso non percepita a livello conscio, e ne rappresenta un tentativo di autocura che a sua volta è fonte di altre sofferenze una volta perso il proprio controllo”.
Vi sono delle differenze di genere?
“Sì, le donne di solito acquistano maggiormente capi o accessori di abbigliamento o articoli da profumeria (creme di bellezza, rossetti, profumi…): tutti oggetti che hanno a che fare con l’immagine. Gli uomini, invece, acquistano maggiormente oggetti hi-tech (computer, cellulari…) o auto e moto che hanno una correlazione, nell’immaginario, con il potere ed il prestigio”.
A Rimini quanti casi si sono registrati?
“ I servizi preposti hanno seguito cinque persone con un’incidenza percentuale del fenomeno molto limitata”.
Torniamo ai sintomi.
“Lo shopping compulsivo rappresenta un comportamento che insorge ex novo nella vita del soggetto e spesso ha un andamento ingravescente, con sempre maggiore frequenza ed intensità; il danaro viene speso prioritariamente per l’acquisto dell’oggetto, per cui altri obblighi quali ad esempio il pagamento di tasse, bollette e altri adempimenti assumono un’importanza secondaria; il soggetto accumula perciò multe e debiti senza un particolare senso di colpa: le preoccupazioni sono però spesso dei familiari”.
Quali conseguenze?
“Gli acquisti compulsivi possono provocare conseguenze gravi sul piano economico, legale: alcuni soggetti per acquistare emettono assegni a vuoto oppure sottraggono ai familiari carte di credito o blocchetti di assegni o addirittura rubano l’oggetto del desiderio o il danaro per acquistarlo; altre conseguenze possono essere sul piano relazionale in quanto relazioni amicali, familiari e lavorative possono essere messe in crisi in ragione di tale problematica; se al soggetto viene impedito l’acquisto insorge una vera propria sindrome da astinenza con ansia, sudorazione, tensione muscolare, tremore, agitazione e senso di abbattimento”.
Ci sono ambiti specifici nel quale si verifica questo fenomeno?
“No, l’acquisto viene praticato in tutte le modalità e in tutti i luoghi dove è possibile. Alcuni soggetti prediligono l’acquisto online, altri quello in negozi, mercatini, centri commerciali, per altri è indifferente: l’importante è acquistare!”.
È possibile una terapia?
“Come in tutti i casi le terapie sono individualizzate ed è necessario ricostruire la storia del soggetto, evidenziare eventuali disagi che hanno preceduto l’insorgere del disturbo compulsivo e fare una valutazione psichiatrica e del profilo psicologico. Di norma – effettuata una valutazione approfondita – si inizia il trattamento che prevede, oltre ad un apporto psicologico per cercare di mentalizzare il disagio, anche un’azione di controllo rispetto al sintomo, sia interna sia esterna. Per azione interna si intende un trattamento cognitivo comportamentale che prevede l’identificazione delle situazioni stimolo rispetto all’acquisto, dell’intensità del desiderio, delle strategie per evitare l’acquisto e controllare le situazioni stimolo nonché per evitare le cosiddette azioni apparentemente irrilevanti che portano alla ricaduta. Il controllo esterno prevede il coinvolgimento dei familiari e degli amici per il controllo del danaro in quanto la limitazione delle possibilità di spesa possono contribuire a controllare l’impulso automatico poiché il desiderio si caratterizza per essere come un’onda che tende a scomparire se non gratificato. Quindi niente bancomat, carta di credito, danaro contante se non limitatissimo; in taluni casi gravi si può richiedere la nomina di un amministratore di sostegno o l’inabilitazione. In taluni casi, specie quelli in cui vi è una comorbilità psichiatrica (tra l’altro l’acquisto compulsivo è uno dei sintomi dell’eccitamento maniacale nei soggetti con disturbo maniacale) o in cui lo shopping compulsivo fa parte di un quadro psichiatrico, vengono prescritti trattamenti psicofarmacologici fino ad arrivare, per le maggiori gravità, a predisporre un ricovero in ambiente psichiatrico”.
In quale misura la crisi economica incide su questo fenomeno?
“Non vi sono dati attendibili tra lo shopping compulsivo e la crisi economica, mentre non si possono escludere collegamenti con le spinte consumistiche. Pur avendo una rilevanza clinica, il fenomeno non rientra nella classificazione delle patologie psichiatriche più in uso, ma si può ricomprendere nel disturbo del controllo degli impulsi non altrimenti specificato”.
Letizia Rossi