Liquidità. È questo il problema principale, insieme a quello della disoccupazione, che la crisi si porta dietro da cinque lunghi anni. Dalle imprese alle pubbliche amministrazioni, fino ai singoli cittadini che o per la perdita del lavoro o per gli stipendi arretrati, si trovano a dover ritardare a loro volta i pagamenti, il canone d’affitto o la rata del mutuo perché non sanno dove andarli a prendere, quei “maledetti” euro…
La crisi però sta aguzzando l’ingegno riminese anche su questo fronte, favorendo iniziative di compravendita o scambio di servizi che possano fare a meno, dove possibile, delle banconote.
Il tempo è denaro. Lo sosteneva il giornalista e scienziato statunitense Benjamin Franklin nel “secolo dei lumi”. Difficilmente, però, il luminare avrebbe immaginato che nel XXI secolo questo detto sarebbe stato declinato in una vera necessità. Ne sanno qualcosa molti riminesi che hanno aperto un conto “speciale” per pagare alcuni servizi (dal corso di ginnastica a quello di bricolage, dalla riparazione sartoriale a piccole manutenzioni) non in soldi ma sottoforma di ore e minuti. È questa la mission di Banca del Tempo, l’associazione che favorisce lo scambio di prestazioni attraverso questa moneta insolita, che con la crisi ha registrato negli ultimi anni un aumento di iscrizioni arrivando a sfiorare i 500 soci.
“Sia chiaro, l’obiettivo principale restano le relazioni” precisa Leonina Grossi, presidente della Banca del Tempo di Rimini e componente del direttivo dell’associazione nazionale. “Ma è pur vero che nella difficoltà, sempre più persone si uniscono a noi per trovare un supporto nella gestione dell’emergenza”.
Nell’ultimo anno, in particolare, tra i soci è aumentato il numero di giovani, tra disoccupati e precari, e di pensionati che grazie alla Banca del Tempo riescono ad ottenere qualche servizio senza dover gravare sullo scarno assegno mensile, ma dando in cambio quello che si sa fare meglio. In un popolo di “correntisti” predominato da donne, anche gli uomini si stanno facendo largo. “Persone che necessitano di risparmiare, ma prima ancora sentono il bisogno di una rete di relazioni per non rimanere emarginati” aggiunge Grossi. C’è l’idraulico che cambia le guarnizioni ad un rubinetto, l’elettricista che ripara un ferro da stiro o altri elettrodomestici (prima di buttarli, si tenta il tutto e per tutto per recuperarli), la mamma venezuelana che cura un laboratorio di educazione fisica o la socia colombiana che si presta ad attività di baby sitting o a piccole commissioni domestiche e di trasporto per i soci non autosufficienti. Una grande famiglia dove le relazioni di buon vicinato rivivono a sostegno dei più deboli. Non a caso, ai momenti di convivialità che tutte le settimane trovano spazio nei locali del Centro Giovani di Santa Giustina, si affiancherà da ottobre un’importante novità: la “Locanda della sesta felicità”. “Una volta a settimana la cena sarà servita a tutti i presenti con in cambio solo un’offerta libera e volontaria” anticipa Leonina Grossi. Non un ristorante, ma nemmeno una mensa per i poveri, bensì uno spazio dove chi è in difficoltà potrà gustarsi anche qualche spettacolo di intrattenimento oltre ad un piatto caldo. Tutti i giovedì di luglio, in occasione di “La festa è mia”, verranno raccolti fondi utili all’iniziativa. Per aggiungere un posto a tavola e, magari, anche in… banca.
Alessandra Leardini