In Italia cresce il numero degli aborti spontanei. Secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili (relativi alle dimissioni dagli istituti di cura per aborto spontaneo), dal 2000 al 2010 sono aumentati del 23% passando da 56.471 a 73.722. In Emilia Romagna, nello stesso periodo, l’aumento è stato addirittura del 49%. Trend invertito per Rimini, invece, dove dal 2007 al 2012, gli aborti spontanei sono calati del 35%. E i numeri del primo trimestre del 2013, con 48 aborti contro i 72 di media degli ultimi 5 anni, induce a sperare in un ulteriore miglioramento della situazione. In particolare siamo passati dai 373 aborti del 2007 ai 243 del 2012, dati che pur passando per un picco di 410 nel 2009 sottolineano un trend in calo, con una media che si attesta sui 312 all’anno.
Come mai a Rimini diminuiscono i casi di aborto?
“A Rimini come nel resto d’Italia – spiega il dottor Giuseppe Battagliarin, Dirigente dell’U.O. di Ostetricia-Ginecologia dell’ospedale Infermi – l’incidenza di aborto spontaneo aumenta di pari passo con l’aumentare dell’età materna al momento del concepimento, a cui l’abortività è strettamente legata. C’è senza dubbio una difficoltà nel monitorare gli aborti spontanei perché in molti casi avvengono tra le mura domestiche, ma soprattutto c’è una considerazione da fare: i dati si riferiscono alle dimissioni dagli istituti di cura per aborto e quindi ai casi di raschiamento, che comportano il ricovero. A Rimini evitiamo il più possibile il raschiamento”.
Calano i ricoveri quindi non gli aborti…
“Al contrario di quanto accade nel resto d’Italia, a Rimini cerchiamo di riservare il raschiamento solo ai casi in cui è strettamente necessario perché è una pratica ormai superata e invasiva che può causare danni seri alla salute della donna. Adottiamo, invece, un atteggiamento di attesa o facilitiamo l’espulsione del materiale abortivo somministrando dei farmaci”.
Quali sono le cause più comuni di aborto spontaneo?
“È un evento multifattoriale, dipende cioè da una moltitudine di fattori. Sicuramente l’età è la causa indiretta più frequente perché aumenta le anomalie cromosomiche dell’embrione: studi sul cariotipo <+cors>(la costituzione del patrimonio cromosomico)<+testo_band> indicano che fino al 70 % degli aborti avvengono per anomalie cromosomiche, poi vengono inquinamento, patologie ormonali, anomalie strutturali dell’apparato riproduttivo femminile, infezioni”.
L’esame del cariotipo quando si effettua?
“In genere viene fatto sui genitori nei casi in cui la donna abbia subìto più di tre aborti consecutivi e si parli quindi di poliabortività, allo scopo di identificare la causa e, se ci sono delle patologie, rimuoverle. È una ricerca doverosa ma solo nel 10% dei casi viene trovata una causa perché l’aborto è un evento multifattoriale spesso senza causa”.
Qual è l’iter ospedaliero?
“La paziente viene inviata o dal territorio perché l’ecografia mostra la scomparsa del battito cardiaco dell’embrione o del feto oppure arriva in pronto soccorso perché ha delle perdite ematiche o un’emorragia. Entro le nove settimane di gestazione le diamo un foglio dove sono spiegate le opzioni possibili: l’attesa, la visita seguita da assunzione di farmaci antidolorifici e farmaci per favorire l’espulsione. Se la donna sta bene poi viene rivista in ambulatorio dopo 14 giorni, mentre se compaiono febbre, dolore farà un controllo. Dopo la nona settimana, invece, sia l’induzione farmacologica dell’espulsione sia lo svuotamento dell’utero sono fatti in regime di ricovero”.
Romina Balducci