Il duro richiamo del Vescovo di Rimini sulle tre gravi forme di violenza presenti sul nostro territorio – mafia, prostituzione e gioco d’azzardo – avvenuto lo scorso 30 maggio in occasione del tradizionale discorso alla Città per il Corpus Domini, ha colpito il cuore delle Istituzioni. Lo stesso Prefetto di Rimini, il Dott. Claudio Palomba (nella foto), ha citato l’omelia di mons. Francesco Lambiasi durante le celebrazioni per la Festa della Repubblica. Su questi temi ha rilasciato un’intervista al nostro settimanale.
Dott. Palomba, il Vescovo ha fatto un appello perché la Città si mobiliti contro queste tre piaghe. Qual è l’impegno del Pubblico partendo dalla mafia?
“Premetto che c’è massima attenzione su tutti e tre i temi. Sulla mafia siamo in piena attività. Abbiamo organizzato di recente un coordinamento provinciale con il vice capo della Polizia e programmato una serie di iniziative che stanno andando avanti. Una è la creazione di un interforce che fa capo alla DIA di Bologna: avevo già sottolineato, e continuo a sottolineare, che le forme di infiltrazione su Rimini sono ben diverse da quelle comuni in altre aree del territorio italiano, comprese l’Emilia e la Lombardia dove la prenetazione è più sul tema degli appalti, quindi degli enti locali. Nel nostro caso è più necessario un sistema di analisi economico-finanziaria su quelle attività che possono in qualche modo consentire un riciclaggio di denaro. Su questo fronte stiamo lavorando e su questo fronte il vice capo della Polizia insieme al Dipartimento PS aveva messo in moto il modello Caserta con le tipologie di quel territorio, avviando un interforce specifico per Rimini. Stiamo mettendo in cantiere più attività che punteranno a prevenire il fenomeno dell’infiltrazione. Su questo abbiamo avviato anche una serie di verifiche preventive su esercizi commerciali, strutture alberghiere, settore edile. Stiamo esaminando le forme di intervento o di infiltrazione su queste attività dove è più facile l’infiltrazione perché consentono un riciclaggio. In più abbiamo attivato con San Marino un canale e probabilmente si arriverà presto – perché c’è un accordo con San Marino in tema di sicurezza – a un Protocollo preventivo”.
Come lei ha sottolineato più volte, Rimini non è Gomorra. Resta il fatto che per troppo tempo, in passato, anche persone che rappresentavano le Istituzioni, hanno negato la presenza della mafia a Rimini e in Riviera…
“Non scendo nelle ultime polemiche che ho sentito e seguito. Io credo che, senza creare allarmismi, i problemi vadano attenzionati. Oggi siamo in una situazione in cui occorre la massima attenzione. Ed è necessario che ci sia una coesione non solo tra le Istituzioni, ma anche con la società civile. È un problema che non si combatte solo con le forze di polizia: occorre un comportamento che sia da parte di tutti, di rispetto delle regole. E mi riferisco a tutti: cittadini, associazioni, organizzazioni, operatori… Tutti”.
Prostituzione. I diversi tentativi di porre un argine al fenomeno messi in campo da Sindaci e Polizia naufragano miseramente di fronte alle leggi inadeguate. Qual è il suo pensiero, visto che molti parlano di tratta e di nuove schiavitù?
“Stiamo intensificanso sia l’attività investigativa che quella di prevenzione. Abbiamo notato che c’è un turn over delle addette: ogni 20-25 giorni si registra un cambio sul territorio, e questo è già un primo segnale da analizzare. Parallelamente stiamo intensificando i controlli nei residence e negli appartamenti per combattere sia il problema della prostituzione che l’abusivismo commerciale. A questo proposito, serve il rispetto delle regole anche da parte di chi gestisce le strutture ricettive. Per quanto riguarda invece l’inadeguatezza delle leggi, non dipende da noi”.
Gioco. Lo Stato invece che contenere il fenomeno, sembra favorirlo per motivi di cassa. Qual è il suo atteggiamento, considerando anche l’elevato danno sociale?
“Abbiamo fatto delle verifiche rispetto agli ultimi due anni e il numero di sale da gioco è in sensibile crescita sul territorio. Vogliamo esaminare i posti dove si collocano. Occorre riflettere sulla distanza dai luoghi più sensibili come scuole e ospedali. Il giocatore è quasi sempre una persona debole e precaria. In più avvieremo la stessa attività di controllo per esercizi commerciali e strutture alberghiere: fa riflettere il fatto che queste macchinette per il gioco d’azzardo siano presenti anche all’interno di esercizi come bar e tabaccherie, dove rappresentano quasi la principale attività. Vedremo di regolamentare meglio il settore con le amministrazioni competenti”.
Secondo lei, Rimini è una Città che sta alla finestra e osserva quel che accade come se nulla la riguardasse oppure la vede positivamente impegnata nel contrastare quello che non funziona?
“Ultimamente stiamo avendo buoni segnali di risposta. Non vedo una completa apatia. Cito come esempio di impegno e collaborazione il protocollo firmato con le associazioni degli albergatori e altrettanto sta avvenendo con le associazioni commerciali”.
Non ritiene che la conflittualità permanente che caratterizza la nostra società, ma in particolare lo spirito molto individualistico dei riminesi, non giovi alla soluzione dei problemi?
“Mi creda, ci sono altre realtà italiane dove l’individualismo è maggiore”.
a cura di Alessandra Leardini