Non puoi continuare a stare alla finestra e lamentarti, star solo a criticare la malvagità del mondo rinchiudendoti poi in difesa del tuo particolare interesse, nell’indifferenza o addirittura, nell’ostilità verso gli altri. È certamente questo uno dei significati dell’intenso intervento del vescovo Francesco al Corpus Domini, quando ha chiamato all’impegno contro alcune gravi forme di violenza diffuse anche nel nostro territorio: mafia, gioco, prostituzione.
Le cronache ci riversano ogni giorno notizie orrende, alle quali ci stiamo ormai abituando, quasi fosse normalità, accanto ad un quotidiano stillicidio di aziende che chiudono, disoccupazione in crescita, famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese, tagli a servizi essenziali come sanità, istruzione e assistenza con ricadute particolarmente negative su chi si trova in situazioni di sofferenza, concentrazione della ricchezza in mano di pochi con crescenti disuguaglianze. In Italia oggi il 10% delle famiglie più ricche possiede il 45,9% della ricchezza.
La grave crisi economica e finanziaria ci interpella tutti. Non può non disturbare le nostre coscienze. Non è da credenti e da cittadini stare alla finestra e aspettare che miracolosamente passi. Siamo chiamati a pronunciare parole evangeliche che sappiano cogliere i segni del tempo di questa crisi, che non è la fine del mondo, ma la fine di un mondo. Ogni momento di crisi non è mai solo un’esperienza negativa, ma costituisce spesso un’opportunità per riscoprire nuove modalità nel nostro vivere il rapporto con le persone, con la terra, con le cose, per passare, scriverebbero i profeti “dal cuore di pietra a quello di carne”, praticando la giustizia e rigettando l’idolatria del denaro e del potere, come quasi ogni giorno ci ricorda Papa Francesco.
Ci viene ripetuto ogni giorno che la crisi attuale è anche una crisi culturale ed etica, crisi di senso, di una concezione dell’uomo e della vita di stampo individualista, tutta centrata sul perseguimento di interessi individuali ed una esaltazione di un liberismo selvaggio e non solo in economia. Per questo si rendono necessari modelli alternativi di produzione, di lavoro e di economia fondati sulla ricerca del bene comune e stili di vita improntati alla sobrietà nella prospettiva di una maggiore giustizia, solidarietà e qualità della vita. Come afferma Benedetto XVI nella Caritas in veritate “la crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole… la crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità”. Alzati e cammina.
Giovanni Tonelli