Il dibattito sullo ius soli che si sta animando a livello politico viene guardato con attenzione anche dai vescovi. Già vivo da tempo, ha subito un’improvvisa accelerazione dopo l’annuncio del ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, che ha dichiarato che un ddl sullo ius soli è allo studio del suo ministero.
Interpellato sul tema, il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha evidenziato che quello alla cittadinanza è: “un diritto fondamentale della persona in quanto tale, un diritto da salvaguardare”.
La politica trovi “le forme concrete affinché chi approda in Europa possa trovare l’integrazione che tutti si augurano e che è doverosa”, ha sostenuto il presidente della Cei. Il quale ha poi aggiunto: “c’è in gioco un diritto fondamentale della persona in quanto tale che come per noi quando siamo stati emigranti in altre parti del mondo abbiamo avvertito, e quindi c’è un diritto da salvaguardare”.
Mons. Bagnasco ha spiegato che “le forme concrete sono compito della politica per vedere quali siano le migliori nel rispetto di tutti. Certamente il problema esiste, ma soprattutto esiste il diritto fondamentale, in modo che le persone che approdano in Europa possano trovare con tutte le loro buone intenzioni e capacità da tutti riconosciute, una integrazione che tutti si augurano e che è doverosa”.
Da tempo ci sono segnali, con campagne come “L’Italia sono anch’io”, a cui la Caritas ha aderito, di una cultura che sta cambiando e che vedono l’immigrazione come una risorsa. Spesso l’importanza del lavoro degli immigrati che contribuiscono al benessere di questo Paese è oscurata da pochi, eclatanti fatti di cronaca, come quello drammatico accaduto in questi giorni a Milano.
Ma pur non volendo sostituirsi alla politica, che deve decidere le modalità, la Chiesa appare molto unita nella linea di favorire il conferimento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia.
“Su questo tema, – ha detto recentemente mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, giurista – come ha anche sollecitato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, occorre fare subito e bene perché l’Italia è in grave ritardo rispetto ad altri paesi occidentali”.
Anche i vescovi del Triveneto sono intervenuti sulla questione: “Come comunità cattolica – ha spiegato il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia – ci interessa promuovere una cultura che consideri la persona, immigrata o meno. Ciò a cui noi dobbiamo tendere come cristiani è che questa legge sia il frutto di una nuova cultura, cioè che le persone siano realmente accolte favorendo l’integrazione”.