Può l’economia essere felicità e puntare al benessere di tutti? Questa la domanda al centro del convegno Scuola, cooperazione e lavoro organizzato venerdì scorso da Banca Romagna Est, Irecoop e Confocooperative per stimolare proposte d’impresa fra i giovanissimi. Come sottolinea Corrado Monti, presidente di Romagna Est, “al centro dell’agire di ogni cooperativa c’è lo sviluppo umano integrale”, ovvero non solo la crescita economica, ma anche quella sociale e immateriale, culturale e spirituale. Questo triplice intento contraddistingue una cooperativa da una qualunque impresa capitalistica. “La finanza, che sembrava reggere i destini del mondo, ha fallito”, decreta Monti. Le diseguaglianze sociali sempre maggiori tra chi sta meglio e chi sta peggio ne sono la prova. La vera crescita deve coinvolgere anche le persone e le relazioni, non solo il capitale. “Per questo la cooperativa è una realtà più completa”. Essa è in grado di rinnovarsi nel tempo, perché non ha cardine nell’individuo, ma nella somma delle persone. “Questa realtà fa parte del nostro territorio – sottolinea Marco Venturelli, presidente Irecoop E-R -. La cooperativa, come la bellezza, è emozione, unione e semplicità”.
In Europa ci sono 160mila aziende di questo tipo che danno lavoro a 5,5 milioni di persone. Di queste, 1,2 sono italiani e 200mila solo in Emilia-Romagna dove il cooperativismo investe realtà di diversa natura: industriale, artigianale, alimentare, bancaria e non solo. Ma come dare avvio a una cooperativa? “Occorrono regole condivise da tutti – aggiunge Giovanni Maria Mazzanti, docente di economia e management a Bologna -. Non ha senso correre da soli per prevalere sull’altro, ma bisogna unire gli sforzi” per creare un ambiente fertile in cui ognuno possa operare.
Non mancano esempi pratici, come la riminese New Horizon che dà lavoro principalmente a persone con disabilità, anche molto gravi. I suoi 50 dipendenti hanno potuto estendere negli anni il loro campo d’azione: dai servizi per le amministrazioni e gestione dei locali, alla produzione di borse con prodotti di riciclo (nella foto alcune ragazze al lavoro). Il vantaggio della cooperativa è, infatti, la mutevolezza: ogni nuovo membro, apportando le proprie competenze, contribuisce allo sviluppo della società stessa. Il presidente Carlo Urbinati augura alle nuove generazioni di non smettere mai di sognare: “Noi siamo nati da un sogno. È stata dura, ma ce l’abbiamo fatta. La realizzazione dei sogni è la cosa più bella che possa capitare”.
C’è poi l’esempio di Borgo etico, un punto vendita di prodotti biologici a chilometro zero e serviti alla spina. I suoi 39 soci promuovono un nuovo stile di vita, con abitudini alimentari più sane ed eco-sostenibili. Questa azienda è divenuta in pochissimo tempo la decima realtà italiana nel suo campo. “Il mondo cooperativo è il futuro del paese – commenta la presidente Barbara Martini -. Fare rete è un modo per fare comunità, quindi salvarsi. Occorre valorizzare le diversità dei componenti, perché il gruppo ha una ricchezza maggiore del singolo”. Così si impara, si cresce e di conseguenza si arricchisce anche il territorio. “Da soli si va più veloci, ma insieme si va molto più lontano”.
Mirco Paganelli