Pio Campidelli nasce a Trebbio di Poggio Berni il 29 aprile 1868. A 14 anni il 2 maggio entra tra i Passionisti a Casale di San Vito e a 21 anni vi muore di tubercolosi. La notizia della morte del “santino di Casale” tocca i cuori di quanti lo hanno conosciuto e li invita a pregarlo come un intercessore presso Dio. L’incalzare delle voci di grazie e miracoli nel ricordo dei testimoni sollecita le autorità ecclesiastiche ad iniziare il processo di canonizzazione a soli 35 anni dalla sua morte nel 1889. Il 17 novembre 1985, nell’anno internazionale della gioventù, il Papa Giovanni Paolo II lo ha dichiarato Beato e fissa la festa liturgica il 3 novembre, giorno della sua nascita al cielo.
Ma questa data si presta poco a festeggiare il Beato Pio, vicina com’è alla festa di tutti i santi e alla comemmorazione dei defunti. Per questo la Comunità passionista di Casale ha stabilito di istituire festa popolare l’ultima domenica di aprile nel ricordo della nascita di Pio da Giuseppe Campidelli e Filomena Belpani, il 29 aprile 1868.
Una nuova famiglia
Da 135 anni i Passionisti, conosciuti qui come “I Frati di Casale”, sono presenti sul territorio della Diocesi di Rimini.
L’ispirazione di rivolgersi al Beato Bernardo Maria Silvestrelli, allora superiore generale dei Passionisti, fu del vescovo mons. Luigi Raffaele Zampetti. Non vuole che il santuario della Madonna di Casale chiuda i battenti. Nel 1878 viene da Roma il consigliere generale dei passionisti padre Giandomenico Tarlattini il quale non solo provvede un Padre che gestisse il santuario, ma vi impianta una comunità religiosa.
Nel 1880 iniziano i lavori del convento. Primo superiore nel 1882 è Padre Giuseppe Gaddi e la prima comunità inizia il suo cammino. Il santuario si rianima, la gente è quotidianamente servita per soddisfare a richieste di messe, confessioni, preghiere. Particolare cura viene posta nelle celebrazioni liturgiche, nelle solennità e nelle feste. L’aiuto prestato ai parroci nei ministeri domenicali fa ben presto conoscere i passionisti come uomini di profonda vita interiore e dedizione al popolo. Iniziano le Missioni a Santarcangelo, Poggio Berni, Torriana e altrove.
Un ragazzo entra in convento
Dalle due Missioni al popolo dei padri passionisti svolte nell’ottobre e nel dicembre 1880 a Poggio Berni e a Torriana matura una vocazione eccellente.
Luigi, questo il nome di battesimo di Pio Campidelli, decide di farsi passionista. È rimasto innamorato nel sentire le prediche dei missionari. Con la mamma Filomena la mattina presto da Santo Marino sale a Torriana. Ha 12 anni e sta maturando la scelta della sua vita. Un compagno di scuola sarebbe entrato in seminario. Lui riflette e un testimone ricorda bene la motivazione che lo stesso Luigi da alla sua scelta: “Diventare sacerdote, ma in convento, non in parrocchia. I preti sono nel mondo con molta responsabilità e molti pericoli, mentre i frati, più ritirati, vanno più facilmente in paradiso”.
Il 2 maggio 1882 entra nel convento di Casale. Il 27 maggio veste l’abito passionista, si chiamerà Pio di San Luigi. Inizia l’anno di noviziato, l’anno di prova per la vita passionista. È il primo novizio dopo il terribile tempo della soppressione degli ordini e congregazioni religiose ed è anche il primo passionista romagnolo.
Adora i suoi confratelli, specialmente i padri missionari, Luca, Gregorio e Stanislao che aveva conosciuti a Poggio Berni e a Torriana. Sono i suoi modelli e ama parlare con loro e sentire il racconto delle loro esperienze missionarie. Termina l’anno di noviziato nel convento di sant’Eutizio di Soriano al Cimino in provincia di Viterbo. Ritorna a Casale per iniziare gli studi ginnasiali e poi gli studi di filosofia. Inizia anche il corso di teologia per la preparazione più immediata al sacerdozio. Il 17 dicembre 1887 riceve la tonsura e i ministeri dell’esorcistato, ostiariato, accolitato e lettorato nella cattedrale di Rimini dal vescovo mons. Alessandro Chiaruzzi. Il suo impegno è totale nella disponibilità ai servizi della vita comunitaria, allo studio, alla vita spirituale e alla meditazione quotidiana della Passione di Gesù. I Superiori sono molto contenti di lui. Si dà da fare per raccogliere fondi tra i suoi parenti e amici per la corona alla Madonna di Casale, che ama filialmente e teneramente.
La malattia
Purtroppo nell’inverno del 1888 si manifestano i primi segni del male, ai quali non si dà molto peso. La cosa riemerge in tutta la sua gravità nel luglio del 1889. La sua cameretta diventa una cattedra dalla quale Pio chiede preghiere ai confratelli, manifesta la gioia di soffrire qualcosa per Gesù Crocifisso, e non sciupa nulla delle sue sofferenze e le offre per la situazione socio politica seguita alla lotta contro lo Stato Pontificio. Prega per la conversione dei peccatori, per la Chiesa, per il Papa. Pensa ai suoi familiari, alla terra che gli ha dato la vita, sente l’appartenenza viva alla sua Romagna. Sono queste le intenzioni che si rincorrono nella sua mente e nel suo cuore. I testimoni ricordano bene che tutto è mescolato ad altissime invocazioni alla santa Trinità. Le piaghe di Cristo sono il rifugio per le sue tentazioni. Invoca più volte l’assoluzione sacramentale.
Un giovane esile di soli 21 anni. Fa tenerezza nel vederlo sul letto di dolore. Tutti lo piangono anche se non lo fanno vedere. La mamma Filomena viene con i figli per dare l’ultimo saluto. Uno strazio, ma la gioia di Pio rincuora tutti perché già parla di cielo, di paradiso: “Mamma, coraggio, ci rivedremo in paradiso. Ti dono questo crocifisso”.
La mamma del cielo, la Madonna di Casale, appare a lui mentre con gioia offre la vita per le cose che più gli sono a cuore: “Offro la vita per la Chiesa, per il Papa, per la conversione dei peccatori e per la mia diletta Romagna”. Un ultimo respiro ed è già in paradiso.
p. Fernando Taccone