Come è cambiato il carrello della spesa in questi ultimi anni? Lo abbiamo chiesto a Stefano Zannoni e Maurizio Calisti, rispettivamente presidente e vicepresidente – e caponegozio – del Conad Euromarket Mercato Coperto.
“La crisi si è sentita forte nel 2012 e all’inizio di quest’anno. – afferma Zannoni – Lo scontrino medio è calato e non di poco: dal 2-3% fino anche al 10%, come lo scorso gennaio”.
“È cambiato anche il modo di fare la spesa – aggiunge Calisti – prima c’era una diminuzione degli acquisti nell’ultima settimana del mese, ora invece negli ultimi 15 giorni”.
La capacità di acquisto delle famiglie si esaurisce prima?
“Sì– continua Calisti – lo dimostra il fatto che c’è meno sensibilità anche verso le offerte. Nelle ultime settimane, spesso, neanche con grandi promozioni si riesce a vendere”.
Chi fa la spesa, quindi, è meno distratto e pianifica con più attenzione.
“Le persone entrano nel supermercato col foglio delle offerte – dice Zannoni – e cercano solo i prodotti più convenienti. Ad esempio il nostro circuito Conad fa offerte certi giorni in alcuni supermercati e altri giorni in altri. Ecco, i clienti si spostano da un negozio all’altro per cercare sempre il prodotto migliore”.
E invece il carrello come è cambiato?
“Meno carne rossa e più ali di pollo, collo e altri tagli considerati meno nobili – afferma Calisti – ma spesso chi compra questi prodotti ha un po’ di timore nel farsi vedere, e alla fine li acquista solo se li trova nel banco pronto, già preparati e impacchettati, non se deve chiederli al banco macelleria”.
Il paniere della spesa è cambiato sulla base del vincolo della spesa. Si acquistano prodotti che riempiano più facilmente lo stomaco, ci pare di capire…
“Vendiamo tanta pasta – prosegue Calisti – e tantissimi wurstel. D’altronde, si può facilmente immaginare che un pacchetto di wurstel è praticamente già un pranzo. Poi anche legumi, petti di pollo, e di tutti questi prodotti, quelli in offerta sono i primi a finire. Ad esempio qualche tempo fa avevamo dei wurstel proposti a primo prezzo – molto scontato – e ne abbiamo venduti in proporzione 5 ad 1 rispetto a quelli non in offerta”.
Più che di diminuzione drastica della spesa, quindi, si percepisce un deciso cambiamento dei prodotti acquistati. Ma alcuni risvolti della crisi hanno la capacità di riportare un po’ di equilibrio dopo anni di consumismo sregolato?
“C’è molto meno spreco e molta più attenzione a ciò che si compra – spiega Zannoni – la nostra catena propone i prodotti vicino alla scadenza nella fascia «rapido consumo», a prezzo più basso. Un tempo erano prodotti snobbati, adesso finiscono velocemente. Stesso discorso per la frutta o la verdura appena un po’ bacata o rovinata. Noi la proponiamo scontata e i clienti la comprano”.
C’è insomma una maggiore sensibilizzazione verso gli acquisti e soprattutto si cerca di non buttare via ciò che è ancora buono e che ha sia un valore economico sia nutritivo. Se prima la data di scadenza era un limite che non si osava superare, oggi, spesso, si fa come si usava un tempo, si assaggia il prodotto, lo si annusa e poi si decide. Tra l’altro nelle date di scadenza c’è una sostanziale differenza tra la dicitura “da consumare entro il” e “da consumare preferibilmente entro il”. In questo secondo caso, il produttore avverte il consumatore che il bene comprato, dopo la data di scadenza, non perde le caratteristiche nutritive o organolettiche, ma magari un po’ di fragranza o freschezza.
Ma ci vuole tempo per fare proprie nuove abitudini di consumo dopo decenni di bulimia di spesa in cui tutto sembrava a portata di mano. Un’attenzione che fa bene, tanto all’ecosistema quanto al proprio carattere, per la capacità di misurare ciò di cui si ha bisogno. Nel contempo, però, raggiungere questo risultato non è facile.
“Vediamo quotidianamente che i furti sono in aumento – racconta Calisti – ed è cambiato l’atteggiamento di chi viene pizzicato, che si sente quasi «in dovere» di fare ciò che fa, come dire, se io lavoro e i soldi non mi bastano, cosa devo fare? Sono tanti anche i prodotti abbandonati in giro. Vengono messi nel carrello con leggerezza, o magari comprati al banco macelleria perché fanno voglia, poi prima di arrivare alla cassa, o direttamente al nastro, si fanno i conti in tasca e ci si accorge che non stanno nel conto”.
Stefano Rossini