Eccoci ai numeri sulla povertà. In piena crisi economica, come ogni anno, la Caritas pubblica i dati del disagio della città. Un modo per muovere le acque, per far conoscere a tutti che dietro le apparenze ci sono tante fragilità e povertà. La fragilità più grande di questo tempo è però il lavoro. Crescono i numeri della disoccupazione ma anche le ore di cassa integrazione. Un disagio, reale, che è una delle maggiorni cause della povertà dilagante. Ma che cosa è venuto fuori da questa nuova raccolta dati? A spiegarlo è Isabella Mancino, responsabile dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse della Caritas diocesana di Rimini.
Eccoci qui, come ogni anno, con il Rapporto sulle Povertà. Siamo alla nona edizione, quali le novità?
“Quest’anno il rapporto ha cambiato forma. È diventato moderno, ha voluto modificare il suo aspetto aprendosi al mondo del web. In questi anni di Report anche il mondo della comunicazione si è trasformato, per cui è giunto il tempo di adeguarsi agli strumenti attuali. Da quest’anno è possibile leggere il Rapporto sul pc, sul tablet, sul cellulare”.
Presumo che questa apertura non dipenda solo dalla “moda” ma che abbia un senso più profondo…
“L’obiettivo è far giungere le informazioni a più persone possibili e non solo ad alcune categorie, come quella degli addetti ai lavori, ma raggiungere sempre di più le persone comuni e i giovani. Tutti devono sapere che anche in una città come Rimini, così ospitale e accogliente, ci sono persone che dormono per strada (1.016 accolte a dormire tra la Caritas diocesana e quella di Cattolica nel 2012), persone che non sanno cosa mangiare (in soli 3 anni i pasti serviti nelle mense delle Caritas della provincia – Rimini, Riccione, Cattolica – sono passati da 62.450 a 77.350), persone che non hanno lavoro, che si sentono sole e non sanno con chi parlare”.
Sono numeri preoccupanti, ma non penso siano gli unici.
“No. Basti pensare che in un solo anno le persone che si sono rivolte a tutti i Centri di Ascolto della diocesi sono passate da 6.947 a 7.025 e di queste più del 40% vivono con la propria famiglia, si stimano quindi circa 18.300 individui in difficoltà compresi anziani e minori”.
Lo scorso anno il tema sul quale vi siete concentrati era la casa. Quest’anno su quale fragilità vi siete concentrati?
“Il tema di approfondimento scelto quest’anno è il lavoro. E’ chiara infatti che la causa principale dell’aumento delle povertà è proprio la mancanza dell’occupazione. Per evitare di cadere in analisi scontate e superficiali abbiamo coinvolto più soggetti possibili, intessendo, in questo modo relazioni, scambi di opinioni e punti di vista con coloro che vivono e vedono il mondo dell’occupazione da altre angolazioni”.
Un tema molto importante, che coinvolge, però, molte realtà del territorio. Con chi vi siete confrontati?
“Abbiamo interpellato la Camera di Commercio, l’Inps, il Centro per l’Impiego, l’Ufficio Statistico della Provincia, la Prefettura, l’Università, le Associazioni di categoria, le Banche e i Sindacati. Un vero e proprio lavoro di squadra. Ci siamo interrogati su quali siano le cause della crisi, quali i settori e le categorie più colpite, quali le strategie messe in atto per uscire da queste situazioni, quanto ancora sia diffuso il lavoro nero, infine quali le prospettive future”.
Sono tante realtà, in che modo siete riusciti a coinvolgerle?
“Sono stati fatti incontri individuali, elaborato e distribuito un questionario agli enti e realizzato un tavolo di confronto, i risultati del quale sono stati inseriti all’interno di questa pubblicazione. Il tema del lavoro è stato ulteriormente approfondito in due ricerche, la prima realizzata all’interno del Centro di Ascolto della Caritas diocesana dove è stato sottoposto un questionario specifico per conoscere in quali settori lavoravano le persone che si sono rivolte a noi, il perché e da quanto tempo hanno perso il lavoro e quali strategie stanno mettendo in atto per trovarlo”.
E l’altra?
“L’altra ricerca è stata realizzata da una tirocinante universitaria che, in più punti della città, (Centro per l’Impiego, Mensa dei Frati di Santo Spirito, Cgil, Centro di solidarietà e Caritas diocesana) ha intervistato esclusivamente gli immigrati per conoscere le loro esperienze occupazionali”.
Un bel lavoro di squadra…
“Sì. Non mi stancherò mai di dirlo: preziosa e instancabile la disponibilità, la pazienza e la cura messa in atto da tutti i volontari delle Caritas parrocchiali e interparrocchiali e di tutte le altre Associazioni di volontariato. Tutte persone che hanno ben compreso che dietro ai numeri ci sono delle persone, persone che soffrono, che stanno vivendo periodi particolarmente difficili della propria vita, ma anche persone che accolgono, che porgono una mano e un sorriso”.
Voi siete sempre in prima fila nel lavorare alla soluzione dei problemi, sul fronte del lavoro come vi state muovendo?
“Per cercare di arginare il fenomeno della mancanza di lavoro e per consentire un sostegno economico dignitoso e regolare, da un punto di vista contributivo, a qualche persona disoccupata e disagiata, la Caritas diocesana si è attivata con l’erogazione di vouchers per remunerare brevi attività lavorative e sta incentivando le stesse Caritas parrocchiali ad adottare lo stesso sistema. Negli ultimi anni, inoltre, la Caritas ha impiegato alcuni giovani, che già avevano vissuto l’esperienza del volontariato, che collaborano alla gestione di vari progetti a servizio delle persone in stato di bisogno, dando in tal modo una parziale risposta al problema della disoccupazione giovanile”.
Avete qualcosa in cantiere?
“Sì, in cantiere c’è anche un’altra iniziativa, quella di una casa, con sette posti letto, destinata a coloro che non possono permettersi affitti troppo elevati (lavoratori precari, pensionati…). Si tratta di soluzioni temporanee, ma che possono aiutare le persone a risalire dal proprio stato di povertà”.
Possiamo guardare con speranza al futuro?
“Voglio usare, in questo frangente, le parole del nuovo papa: Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!”.
Al fine di raccogliere più informazioni possibili, quest’anno – oltre alla consueta partecipazione delle Associazioni: Opera di Sant’Antonio, Capanna di Betlemme della Papa Giovanni XXIII, Banco di Solidarietà, Centri Aiuto Vita e degli Sportelli Sociali dei comuni di Rimini, Riccione, Misano, Bellaria e Unione Valle Marecchia – la Caritas ha coinvolto anche realtà che si occupano esplicitamente di lavoro o di formazione al lavoro come Acli Colf, Fondazione En.A.I.P. S. Zavatta Rimini, Centro di solidarietà, Associazione Rumori Sinistri. La condivisione di dati e analisi ha permesso di realizzare un quadro più preciso rispetto alle realtà di disagio, ma anche alle risorse, che sono presenti sul nostro territorio.
a cura di Angela De Rubeis