In tempo di crisi ognuno corre ai ripari come può, e se c’è un mercato in controtendenza è certamente quello del metano per le auto. Prezzi competitivi ne fanno un settore florido, specie al nord-est. Nel 2012 in Italia sono state vendute 53mila unità a gas naturale. Di queste la maggior parte ha il marchio Fiat, i cui dati a Rimini sono sopra la media. “Nella nostra zona le vendite sono aumentate molto negli ultimi 4 anni – conferma Gianpaolo Capelli, responsabile del Fiat Center di Rimini – il 50% del venduto è a metano”. Complice del successo, l’ampia selezione soprattutto per i segmenti minori: Panda, Ypsilon e Punto. Inoltre “la clientela è molto suscettibile alle notizie dei tg”. I sobbalzi dei dollari a barile assillano chi dipende da benzina e gasolio. Altresì il record di pompe in Emilia Romagna (180) fa del metano una realtà consolidata per i suoi abitanti. Va peggio in Basilicata dove sono 9, tante quante nella sola provincia di Rimini.
Ma quali sono pro e contro del convertirsi da automobilisti a metanisti?
“Il vantaggio principale riguarda il portafoglio – osserva Moreno Caldari, Officina Autosport con abilitazione Metanauto per l’installazione di impianti a gas – le auto a metano possono far risparmiare oltre il 60% rispetto a quelle a benzina”.
Proviamo a fare due calcoli. Un’auto a benzina fa in media 12 km con un litro. Se in un anno percorre 10mila km, spenderà circa 1.500 euro (con 1,83 euro al litro). Se avesse usato metano si sarebbe fermata a 500 euro. “Rendere una macchina ibrida (benzina e metano, ndr) costa attorno ai 2mila euro. Vuol dire che in due anni si ripaga l’impianto e dal terzo si risparmia”. Un accorgimento non indifferente per una famiglia. Installare questi impianti comporta però una “diminuzione della potenza. Chi è abituato ad una guida sportiva si troverà all’inizio a disagio. Si sta iniziando ad integrare il metano anche ai diesel. Il risparmio è del 30-40%, ma per ora è praticabile solo su pochi modelli”. Rispetto agli altri paesi europei l’Italia si può definire leader nel settore. Con i suoi 946 distributori aperti supera Germania (912), Austria (176), Svezia (139) e di gran lunga Francia (40) e Regno Unito (3). Eppure gli erogatori della penisola sembrano non soddisfare una domanda sempre più crescente, specie in zone come la nostra.
Ma cosa ostacola la nascita di pompe di metano?
Fiorentino Cantelmo è responsabile per la ditta Cardinali della stazione in zona Gross che negli ultimi anni ha assistito ad un sensibile aumento degli affari. Gli inizi sono stati però ardui. Rispetto ai benzinai che stipulano contratti di comodato con le compagnie petrolifere che gestiscono le stazioni, “nel mercato del metano operano prevalentemente società private, che sono contemporaneamente proprietarie del sito e distributori. Le principali difficoltà iniziali sono il capitale d’investimento e la burocrazia. Per noi si è trattato di un iter lungo 11 anni. Occorre un capitale notevole, ottenere la licenza, individuare un terreno idoneo, isolato e soprattutto vicino al metanodotto, che scorre a solo cento metri da noi”.
Infatti queste pompe non vengono rifornite dalle cisterne, ma si allacciano direttamente alla rete nazionale Snam, la stessa che alimenta industrie ed abitazioni. La nostra area in particolare è servita dal segmento Ravenna-Chieti. Il gas proviene da Russia e Algeria, quindi uno svantaggio comune agli altri carburanti è la dipendenza italiana dall’estero. Il rifornimento di un auto a metano dura 3-4 minuti e in quel frangente abbiamo sondato i pareri di qualche cliente. Prevale l’entusiasmo relativo al risparmio. Lo svantaggio condiviso, forse l’unico, riguarda “la ridotta autonomia di queste vetture rispetto a quelle a benzina”. Eppure c’è chi si accontenta: “con la mia Panda faccio 200 km con un pieno, spendendo 10 euro”, a differenza dei 35 euro di benzina necessari a coprire tale distanza. Macchine superiori possono fare anche 400 km a serbatoio pieno. “Si stanno vedendo sempre più furgoni e macchine dell’amministrazione pubblica. Speriamo aumentino, sarebbe un risparmio per i contribuenti”.
Chi soffre la concorrenza è invece Massimo Paganelli, gestore di una stazione storica di Santa Giustina che opera dagli anni ’70 e che vanta clienti molto affezionati. Eppure “negli anni c’è stata una diffusione non pianificata delle pompe a metano che ha giocato a nostro sfavore. Metà di quelle della provincia si sono accorpate attorno Santarcangelo, mentre altre zone ne sono completamente prive”.
Riccione senza metano. Un territorio avulso da tutto ciò è il comune di Riccione, i cui impianti più vicini sono a Rimini e a Misano Monte. Ciononostante il vice sindaco Lanfranco Francolini (sollecitato dalla minoranza in Consiglio Comunale) esprime la totale apertura dell’Amministrazione verso questo mercato. “Per chi abita a Riccione o ad Alba fare 10 km per un rifornimento è disincentivante. Per questo il nostro Consiglio comunale auspica l’apertura di nuove stazioni a metano, che deve partire da un’iniziativa privata. Aspettiamo la proposta di chi sia pronto a fare questo tipo di investimento per svolgere insieme uno studio di fattibilità ed individuare l’area più idonea”, che riguarderà probabilmente l’entroterra, in quanto presenta aree libere più vicine al metanodotto che corre vicino l’autostrada. Dunque, investitori, fatevi sotto! Per il mercato del metano si prospetta un futuro a tutto gas.
Mirco Paganelli