Cinque progetti all’estero (Albania, Sri-Lanka, Tanzania, Venezuela, Etiopia) più una destinazione tutta riminese (la Caritas diocesana, con un contributo da assegnare a famiglie disagiate). Sono le finalità principali del 33° Campo Lavoro missionario, in programma il 13 e 14 aprile, che si annuncia ancora una volta, come un maxievento con 4 centri di raccolta (Rimini, Riccione, Bellaria, Villa Verucchio), 150 mila sacchi distribuiti ad altrettante famiglie, decine di scuole coinvolte in tutta la provincia, oltre un migliaio di volontari impegnati nella due giorni. Ma il Campo 2013 sarà anche altro, perché questo trentennale appuntamento sta lentamente ma incessantemente cambiando pelle. Ovvero non più vissuto solo come momento di solidarietà (che pur resta, secondo lo spirito delle origini), ma sempre più impegnato a proporsi come testimonianza di cittadinanza attiva. Perché le montagne di rottami che ogni anno si accumulano sui piazzali di raccolta, oltre a rappresentare una ricchezza da rivendere a beneficio dei nostri missionari, diventano inevitabilmente, e con sempre maggiore insistenza, anche motivo di riflessione. Sui nostri stili di vita, su quanto consumiamo e “ci” consumiamo, sul progressivo impoverimento delle risorse della natura che ne consegue e, soprattutto, sulle drammatiche ingiustizie di un mondo dove c’è che spreca e chi non ha il necessario per vivere. Ce l’ha insegnato più volte anche il Magistero della Chiesa: “non sia dato per carità ciò che è dovuto per giustizia”. Tradotto: sarà anche scomodo ammetterlo, ma non basta essere buoni e generosi due giorni all’anno…
La proposta educativa del Campo
Dalla consapevolezza di cui sopra nasce il sempre più forte investimento in direzione del mondo della scuola, dove abitano coloro che saranno i cittadini di domani e che avranno il compito di amministrare questa casa comune chiamata mondo. Quest’anno la proposta educativa rivolta alle scuole materne ed elementari di Rimini e Riccione verte sul tema diritti/doveri. Un binomio inscindibile, ben sintetizzato dal titolo del progetto: “Chiama un diritto, risponde un dovere”. Con l’aiuto di materiali didattici, i bambini verranno invitati a riflettere su quanto sia diversa (e fortunata) la propria condizione di vita, se raffrontata a quella di un coetaneo che abita dall’altra parte del mondo. Come Kindara, la piccola protagonista del filmato realizzato dall’associazione “Cattolica per la Tanzania”, che deve camminare per ore per andare a scuola e, una volta a casa, è costretta a rimettersi al lavoro perché in famiglia c’è bisogno di lei. Quando troverà il tempo per giocare e studiare la piccola Kindara? Ma non sta scritto anche nella convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia che l’istruzione, le cure sanitarie, la protezione sono diritti di tutti i bambini? Su questi diritti negati ai loro coetanei meno fortunati i nostri bambini verranno invitati a riflettere. Per arrivare a capire che, se a ogni diritto corrisponde un dovere, “chi ha avuto molto dalla vita dovrà impegnarsi a fare qualcosa per chi ha avuto troppo poco”.
a cura di Alberto Coloccioni