La geniale intuizione di due studiose ha portato alla recente scoperta che il paesaggio dietro la Gioconda di Leonardo, il genio per antonomasia, è quello del Montefeltro. Avrà portato, la notizia, un sussulto intellettuale nei due territori che il Montefeltro abbraccia, Romagna e Marche? L’ultima volta che si è sentita in via ufficiale la parola “genio” è stata quando, pochi giorni fa, il presidente della Regione Marche Spacca l’ha usata nei confronti di quell’imprenditore di Numana che per rilanciare il turismo del Conero ha pensato bene di convocare come testimonial il comandante Schettino. E non sembrava usata proprio in senso leonardesco. Anche se, detto fra noi, a Spacca un po’ gli sta bene: quando era uscito l’elenco delle località premiate dalla bandiera Blu, con supremazia marchigiana sulla Romagna, aveva spernacchiato proprio l’assenza di Rimini tra le insignite. Avremo le nostre pecche, certo, ma idee così malsane come quella di Schettino da noi nessuno le ha avute. Fermo restando che neanche scaricare liquami nel mare di una capitale del turismo balneare pare una strategia particolarmente brillante. E pensare che Leonardo era anche un genio dell’idraulica: fosse sceso a Rimini, quella volta della Gioconda, magari oltre a un scuola di pittura giottesca ne avremmo avuta anche una di idraulica leonardesca. E invece per decenni a Rimini si è tranquillamente pensato che quel che fanno le acque sottoterra è un problema trascurabile. Decisamente più giocondi che geni.