Aldo si era vergognato un bel po’ quella sera. Farsi beccare per un goccio di birra oltre misura. Alla sua età poi, sessant’anni suonati, ormai nonno… Ma le norme che puniscono la guida in stato di ebbrezza sono quel che sono e non guardano in faccia nessuno. Così anche Aldo, per evitare una sanzione pesante, si è trovato, come un ragazzino qualsiasi, a svolgere un periodo di servizio in Caritas, impegnato per alcuni mesi in quelli che tecnicamente si chiamano “lavori di pubblica utilità”. Ovvero servizi da svolgere gratuitamente a favore della collettività presso enti pubblici o associazioni di volontariato, in alternativa alla pena pecuniaria o detentiva stabilita dal giudice. Sono 67 complessivamente le persone che in due anni sono transitate da queste parti in base alla convenzione sottoscritta dalla Caritas con il Tribunale di Rimini nel gennaio 2011. Uomini, donne, giovani, anziani: tutti occupati per alcune ore settimanali, come stabilito dalla sentenza, nelle diverse attività di Via Madonna della Scala. La cucina, il servizio mensa, il doposcuola, il giro nonni… Maria Carla, la coordinatrice di questa attività, ci spiega che attualmente di questi “volontari per forza” ce ne sono dodici (in base alla convenzione con il Tribunale, la Caritas può ospitarne al massimo venti alla volta) ma tanti sono anche quelli che, dopo aver scontato il periodo d’ordinanza, chiedono di restare come volontari per scelta. O coloro che, magari usciti da tempo, ogni tanto ritornano, così per salutare i vecchi amici o dare una mano. D’altra parte, non è facile restare indifferenti di fronte all’“altra Rimini”, quando incontri un mondo che neppure ti immaginavi. Come quello della stazione, di notte, al freddo, coi suoi fantasmi barcollanti che ti chiedono una monetina per andarsela a bere. Non servono molte parole per convincere un giovane abituato ad alzare il gomito che forse conviene smettere…
Da volontari per forza a volontari per scelta
“Non sono un ragazzino e mi ritengo una persona responsabile”. Giorgio ci tiene a sottolinearlo e non è difficile credergli visto che è alla soglia dei 40 e ha un lavoro di responsabilità come funzionario pubblico (è uno di quelli che calcola l’IMU che dobbiamo pagare: tranquilli non nel Comune di Rimini…). Giorgio si dà ancora del cretino per quella bevuta – era l’ottobre del 2011 – con i carabinieri che l’hanno fermato fuori dal locale e gli hanno misurato l’alcol nel sangue. Tasso alcolemico registrato 1 grammo, con conseguente sospensione della patente e 5 mila euro di multa. Una bella mazzata che Giorgio ha chiesto di commutare in tre mesi di lavoro di pubblica utilità. Così si è ritrovato in Caritas, impegnato in cucina, dove ha messo a frutto la sua abilità di cuoco (è diplomato all’istituto alberghiero). Alla mensa di via Madonna della Scala ha conosciuto persone che l’hanno accolto a braccia a aperte e Giorgio non ce l’ha fatta ad abbandonarle, una volta scontata la pena. Così ha chiesto di restare come volontario e un giorno alla settimana si ripresenta per mettersi ai fornelli o servire i pasti. Sente che quella povera umanità seduta a tavola ha bisogno di lui e un senso di tenerezza lo pervade. Come ripensando a quella ragazza, giovane e sola, che nella bolgia della mensa, fissava in silenzio l’“Ultima cena” appesa alla parete.
Anche Agnese è finita nella cucina della Caritas, spedita dal Tribunale dopo la prova etilometro. Un paio di anni fa aveva provocato un incidente impressionante. Macchina distrutta, per fortuna nessun ferito. In quel periodo viveva una forte depressione che l’aveva costretta a lasciare il lavoro e, per tenersi su, beveva. In Caritas ha conosciuto persone che di problemi ne avevano più di lei e, poco alla volta, ha compreso che era inutile piangersi addosso e che per uscire dal tunnel l’unica strada era quella di rimboccarsi le maniche. Adesso è ancora lì come volontaria ai fornelli, due volte a settimana. La depressione è quasi sparita e In via Madonna della Scala ci arriva in autobus “perché – dice – da quella volta, di macchine non ne voglio più sapere…” .
Cosa dice la legge
Con le nuove norme che puniscono la guida in stato di ebbrezza, basta davvero poco per finire nei guai. In particolare per le donne la cui costituzione fisica le rende più vulnerabili. Oltre al sesso, il peso e l’età contribuiscono a influenzare il metabolismo dell’alcol nel sangue. È comunque provato che per superare il limite imposto dalla legge (0,5 grammi di alcol nel sangue) possono essere sufficienti un paio di lattine di birra o un quartino di vino. Specie se sei magro. Per i neopatentati poi le regole sono ancora più restrittive: tasso alcolemico uguale a zero. Per tutti comunque vale la regola: se devi metterti alla guida, non bere!
Alberto Coloccioni