Lunedì 4 febbraio il Vescovo Lambiasi insieme ai Vescovi della regione è stato ricevuto dal Papa in occasione della >Visita ad limina. È un appuntamento periodico, previsto dalle norme giuridiche della Chiesa, ma è anche un momento sostanziale, l’incontro dei vescovi e, attraverso di loro, di tutte le Chiese, con il Papa.
Vuole innanzitutto testimoniare quanto gli italiani vogliono bene e si riconoscono spontaneamente nel Papa, che a sua volta li ricambia, sia pure nelle forme sobrie ma convincenti che gli sono consuete.
Questo legame spontaneo, di popolo, è un legame profondo, che va al di là dell’attualità o della cronaca. E certamente va al di là delle vicende, che pure in Italia sono tradizionalmente molto vivaci, della politica. Perché guarda alla sostanza e alla realtà della vita. Gli italiani – e in questo l’unità d’Italia è indiscussa e indiscutibile – guardano al Papa come a un riferimento appunto paterno, cioè sicuro, autorevole e comprensivo.
I vescovi vanno dal Papa, con le loro comunità, in un momento significativo della vita pastorale della Chiesa. Sono ormai avviati da qualche anno gli Orientamenti pastorali per questo secondo decennio del secolo, “Educare alla vita buona del Vangelo”, e si sta lavorando al prossimo Convegno ecclesiale, il quinto dal 1976, che sarà sul tema della fede. Si tratta di riaffermare l’essenziale, finalizzandolo in concreto alla vita, e mostrando come la fede sia rilevante per la “vita buona” dei singoli e delle comunità.
Gli Orientamenti pastorali riprendono l’intuizione e il pressante appello di papa Benedetto XVI a proposito dell’“emergenza educativa”.
La vita buona del Vangelo, che la Chiesa in Italia ha affermato al centro della sua azione pastorale allora diventa un aiuto per tutti a rimettere le cose in ordine, a vincere le tentazioni alla frammentazione e all’individualismo, come pure a rifiutare le seduzioni materialistiche, un materialismo che ormai è applicato alla vita e alla sessualità.
Certo è un’Italia più povera quella che va in questi giorni dal Papa e i vescovi si sono fatti interpreti dei tanti problemi sociali che la crisi genera, della richiesta di lavoro, di giustizia, di solidarietà. Ma è anche un’Italia che deve credere nella propria identità e nelle proprie risorse. Da purificare, certo, su cui lavorare, con coraggio e soprattutto con lungimiranza. È un patrimonio cui il Papa ha più volte fatto riferimento, in un magistero sull’Italia già cospicuo, e sempre pungolo d’impegno e di speranza.
Francesco Bonini