Quando una palazzina nasce di solito ha sempre dei padri orgogliosi che ci mettono nome e cognome: “L’immobiliare Miononnofavaimattoni costruisce complesso residenziale”. E qualcuno si è anche spinto alla prima persona: “costruiamo complesso”. Poi però quando quell’edificio o parte di esso diventa più un peso che un valore, ecco che cambia la prospettiva: “Vendesi” o “Affittasi”, con quell’impersonale che, eccetto in Toscana dove è di uso comune (“noi si va a a mangiar la ribollita”), in genere sta per soggetto ignoto e indefinito. E così da noi chi negli anni ha tanto costruito, forse pure troppo, oggi si tira indietro quasi rinnegando la podestà delle sue creature. Dietro quel tripudio di cartelli accompagnati da un numero di cellulare non si sa chi c’è: un privato, un’agenzia o il costruttore stesso che si ritrova con un carico immobiliare sempre più difficile da piazzare? È vero che le trattative hanno tutto il diritto di essere riservate, ma in questo momento storico a Rimini e dintorni quell’impersonale ha un suono particolare, non dico antipatico ma come se si – ovviamente impersonale – volesse sfuggire dalla responsabilità di avere sovraccaricato il mercato. A meno che non gli si metta una bella esse davanti. Ma lo “svendesi” appartiene al mondo di maglie e cappotti. Quello dei muri, con o senza cappotto, ad abbassare davvero i prezzi non si è ancora arreso. Neanche a costo di restare in mutande.