C’è un rapporto diretto tra l’avanzare della crisi, l’aumento delle VLT (le macchinette videolottery presenti ormai in tutti i bar e molti altri esercizi) e l’incremento delle ludopatie, le sindromi legate alla dipendenza dal gioco d’azzardo.
Ovunque si può giocare. Puntando soldi, ovviamente. Si parte dalle sale VLT – l’ultima sta aprendo sulla Statale, vicino al casello di Riccione – sempre più grandi e faraoniche, ma si gioca anche al bar, col resto di una colazione, o in tabaccheria, comprando Gratta e Vinci con gli spiccioli rimasti dalle sigarette, o ancora in Posta, dove l’utente sconfortato dalla spesa cerca una rivincita in un biglietto fortunato. Insomma, se prima il giocatore incallito era costretto a cercare il luogo del gioco, ora è il gioco che viene incontro, da tutte le direzioni, a giocatori sia già espressi che potenziali.
Un piano che ha del “criminoso”, dato che il Codice Penale vieta il gioco di azzardo – ed infatti è punibile una scommessa tra amici – mentre, grazie a numerose deroghe e decreti legge degli ultimi dieci anni, l’intrattenimento ludico è stato trasformato in vero e proprio gioco d’azzardo. E se non è stato criminoso a monte, lo è ora, sia perché gli effetti di queste politiche sono palesi ed evidenti, sia perché la criminalità organizzata ha da tempo fiutato l’affare, imponendo le proprie macchine da gioco – scollegate dal server del fornitore che deve monitorare le vincite – e arrivando a dare alle fiamme esercizi che non si piegano al gioco mafioso.
I numeri nazionali. Le stime del Conaga, Coordinamento nazionale gruppi per giocatori di azzardo, parlano di un raccolto al netto dei premi erogati di 18,4 miliardi di euro solo in Italia. Il nostro paese rappresenta il 15% del mercato europeo e il 4,4 di quello mondiale.
È più difficile spalmare i conti sul locale, ma c’è un altro indicatore da leggere, ed è quello di chi, rovinato dal gioco, chiede aiuto al Sert, il centro servizi per le tossicodipendenze dell’Ausl di Rimini, secondo cui 208 persone sono state prese in carico dall’apertura del servizio al 5 settembre scorso, in netta maggioranza (il 54,8%) per dipendenza da “videogiochi tipo bar o sale gioco”, ma seguiti col 22,9% per dipendenza da lotto, superenalotto, lotterie, ecc…
“Il numero delle persone prese in carico dai nostri servizi – racconta la dottoressa Daniela Casalboni, responsabile del Sert –è in aumento. Il 12% sono anziani, e anche questo dato è in leggera crescita. Il problema, però, è che per arrivare a richiedere il nostro aiuto, le persone devono davvero essere in grave difficoltà economica. Ci sono pensionati che si giocano tutto, e spesso arrivano a ipotecare case. La stragrande maggioranza dei giocatori, invece, gioca tanto, ma non arriva al punto di rottura. Questi non rientrano nei nostri casi, ma sono comunque in aumento. È sufficiente fare un giro nelle sale slot la mattina e vedere quante persone ci sono a giocare. Sono quasi tutti anziani. Il vero problema è che il gesto del gioco è stato banalizzato, reso normale, quasi innocuo, che il Gratta e Vinci è proposto come resto della spesa. Questo atteggiamento è devastante”.
Possibili soluzioni?
“Dovrebbero mettere dei cartelli sulle macchinette dichiarando la vincita reale, e fare pubblicità meno ingannevoli”.
La battaglia del Comune di Rimini. Un dato sempre più allarmante, che ha aperto un confronto anche in Giunta.
“Non abbiamo nessuna intenzione – ha detto il sindaco, Andrea Gnassi – di rimanere inerti davanti alla diffusione sempre più preoccupante delle slot machine nei pubblici esercizi e delle sale giochi destinate ai giochi VLT. Un fenomeno che si è acutizzato con la crisi economica negli ultimi anni e che si porta dietro drammi personali e famigliari”.
Il Comune intende avvalersi di tutti gli strumenti in suo possesso per combattere questo fenomeno. Ma quali sono le armi della Giunta?
“Abbiamo dato disposizione alla Polizia municipale di intensificare i controlli specialmente per il rispetto, introdotto solo il primo gennaio scorso, sull’obbligo d’esporre nei locali dove sono in esercizio le slot machine e nelle sale giochi manifesti sui rischi delle ludopatie e sui servizi cui gli utenti possono rivolgersi per trovare consigli e aiuti. Ma seguiremo con molta attenzione, ed ugual determinazione, l’apertura di nuovi locali destinati al gioco”.
La latitanza dello Stato. Strumenti che, a detta del sindaco, devono supplire alla latitanza dello Stato. Stato che non solo latita, ma partecipa a favore del gioco, come dimostra la presenza di macchinette distributrici di Gratta e Vinci e biglietti del lotto negli uffici postali. Alle nostre richieste di parlare con il responsabile dell’Ufficio Centrale di Rimini riguardo al problema, il direttore Rosanna Rossini ha detto che i dipendenti delle Poste non possono rilasciare dichiarazioni, salvo poi non ricordarsi neppure da quanto tempo sono presenti le macchine nell’ufficio perché in carico da meno di un anno (ma non dovrebbe essere così difficile reperire tale informazione). Ancora più sibillino il responsabile dell’ufficio stampa di Poste Italiane del centro nord, Sergio Federici che alle domande insistenti non capisce quale sia il problema. Intanto, però, a Taranto una dipendente delle poste si è rifiutata di partecipare a questo gioco. “È immorale vendere Gratta e Vinci allo sportello postale – ha dichiarato – è come spacciare speranze ai pensionati”.
Ora si capisce il problema?
Stefano Rossini