Un film ambizioso. Come del resto descrivere un’opera di quasi tre ore che spazia in vari secoli, dal 1849 al 2321, con il succo del discorso racchiuso nel legame che corre tra persone ed eventi nel corso della Storia individuale e collettiva? Cloud Atlas non è una passeggiata, dividerà sicuramente gli spettatori (così come ha separato la critica cinematografica), e non risulterà certo visione facile, con quel suo andirivieni tra passato, presente e futuro e attori come Tom Hanks, Jim Broadbent, Halle Berry, Jim Sturgess, Hugh Grant, e Susan Sarandon sono stati chiamati ad interpretare più personaggi, ripresi in pochi secondi di inquadratura, in un tripudio di make up e “modifiche psicologiche”
Dietro all’“atlante delle nuvole” ci sono il romanzo di David Mitchell e i creativi registi Andy e Lana (ovvero Larry che ha cambiato sesso), gli autori di Matrix e del sottovalutato Speed Racer, oltre a Tom Tykwer che ha dato manforte ai due fratelli, spartendosi con loro la paternità delle scene girate nei vari secoli (ogni regista ne ha affrontata una).
Il risultato può apparire troppo cerebrale oppure stimolante, dipende come affrontate Cloud Atlas e il suo meccanismo alternato che offre una visione del mondo che era, che è e che (forse) sarà.
Cloud Atlas, scontratosi in America con un pubblico poco interessato che non ha coperto a livello di incassi i 100 milioni di dollari nel progetto, appare curiosissimo e bizzarro processo di due autori che con Matrix hanno certo apportato profonde modifiche all’estetica cinematografica e che non amano la semplificazione, utilizzando il linguaggio della settima arte per provare a narrare il senso della Storia, con un pensiero al Griffith di Intolerance.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani