C’è chi vorrebbe un aeroporto più funzionale e chi il caro vecchio faro del porto di Rimini, nuovamente attivo. Chi farebbe volentieri a meno dei cavilli burocratici e chi ripescherebbe dal passato per valorizzare un presente così critico. Quale sogno si vorrebbe vedere realizzato a Rimini e provincia, in questo nuovo anno? Cosa aspettarsi dal territorio? È questa la domanda che il Ponte ha rivolto ad alcuni personaggi riminesi che per tradizione, professione, esperienza e radici vivono questo territorio in maniera diretta.
Spunti, consigli, sogni (solo per alcuni), idee e buoni propositi: un variopinto quadro che narra di una provincia in crisi, ma potenzialmente capace di rialzarsi da questo difficile momento storico.
A testa alta
“Il Capodanno n’è stato l’esempio. – dichiara Eugenio Angelino, direttore di Promozione Alberghiera – Ci sono tutte le condizioni perché si torni a diventare un punto di riferimento a livello nazionale. Viviamo in un periodo di grossi cambiamenti e la capacità di adattarsi è tipica del nostro territorio. E in fondo lo stiamo già facendo come dimostrato dagli eventi riminesi del 31 dicembre: un prodotto creato ad hoc con le nuove regole di mercato. L’auspicio, dunque, è quello che si torni a essere come negli anni Ottanta: i segnali perché questo possa succedere ci sono tutti e sono positivi, a partire da questo 2013”.
L’incognita in spiaggia
I fantasmi “turistici” dal passato però rimangono: la stagione balneare zoppicante, il calo dei vacanzieri nei mesi ortodossi, l’aumento delle tasse… “Il 2012 è stato difficile nonostante noi, come operatori balneari, avessimo fatto a monte degli investimenti che ci hanno fatto raccogliere risultati positivi – racconta Matteo Giovanardi, bagnino riccionese, titolare dello stabilimento Giulia, il primo di questo territorio a munirsi di attrezzature eco-sostenibili -. L’augurio che faccio ai miei colleghi e a chi lavora in questo territorio è di continuare a investire, nonostante tutte le incognite delle concessioni demaniali per chi s’impegna negli stabilimenti. Oggi come oggi la gente ha bisogno di strutture all’avanguardia e con questo possiamo fare la differenza, puntando sulla convenienza, i servizi di qualità e soprattutto su una rete di collaborazione con gli operatori dell’entroterra”.
Se quest’ultimo scoglio sembrava superato, ancora non lo è: “La strategia è quella di usare la spiaggia per arrivare all’entroterra, talmente bello, che sarebbe uno spreco non valorizzarlo per i soliti bisticci tra operatori”. Ma prima di tutto, priorità all’aeroporto: “Un grande neo. Non funziona, dobbiamo ammetterlo e finora non ha portato nessun beneficio”.
Ceto medio a rischio
Se il comparto turistico si dimostra piuttosto energico per affrontare l’incognita 2013, quello artigianale arranca e più che un augurio, lancia un appello a gran voce a banche, comuni e privati. “Il ceto medio produttivo, dall’artigianato al commercio sta rischiando di sparire – commenta Mauro Gardenghi, segretario di Confartigianato Rimini -. Se scomparisse, andrebbe via una risorsa culturale ed economica importantissima. Se vogliamo un anno diverso, con più lavoro per i giovani, è necessario che banche e politica facciano qualcosa subito. Salvaguardare i più piccoli, vuole dire non lasciare il mercato solo a pochi. Il 2012 è stato molto negativo, il 2013 sarà in recessione e non cambierà, forse, nemmeno nel 2014. Dunque se il territorio vuole ancora le piccole imprese, le banche devono essere le prime a sostenerle”.
Meno burocrazia!
Una provincia più snella, veloce e meno “burocratizzata”. È questo l’auspicio di Marco Manfroni, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Rimini. Un sogno? Forse. Ma lui ci spera. Spera che nel 2013 non ci vogliano più 14 mesi di attesa per ottenere un permesso di costruzione e che un’intesa maggiore tra pubblico e privato acceleri ogni transazione. “Per riuscire a fare intesa, in questo momento, bisogna essere bravi. decisi e veloci perché in altri territori già lo fanno. O si lavora in questi termini o sarà molto difficile pensare di risolvere gli inghippi nel campo edile. Il 2012 si è concluso nel peggiore dei modi e il 2013 non promette nulla di buono. È chiaro che ci si sente frustrati, con un senso d’impotenza di fronte a questo periodo temporale. Ma è proprio adesso che bisogna muoversi. Proprio quando sembra che non ci siano le condizioni è il momento di provare a reagire”.
Dialogo… strategico
Da economista qual è, Stefano Zamagni, ordinario all’Università di Bologna, guarda a questi nuovi dodici mesi a 360 gradi, traducendo il disagio attuale in un augurio a tre teste. Il primo riguarda “la ripresa di dialogo nei confronti del Piano Strategico di Rimini, che nel 2012 ha subìto una battuta d’arresto, al fine di attuare quelle proposte che avevano raggiunto la priorità”. A seguire “una maggiore propositività in ambito cattolico, sul piano dell’offerta culturale ed educativa. A mio parere – aggiunge Zamagni – c’è un potenziale che non viene sfruttato in maniera adeguata. Si potrebbe fare molto di più, ci sono tutte le caratteristiche”. Infine, resta l’annosa questione economica: “Rimini ha una capacità di recupero superiore a quella di altri territori e in questo senso è opportuno che si creino tra le forze produttive sinergie che negli ultimi tempi sono mancate per egoismi di gruppo. Proprio perché più capace, Rimini ha una responsabilità in più rispetto ad altri: ha un tessuto imprenditoriale di tutto rispetto che però soffre ancora delle solite litigiosità”.
Cara vecchia sirena
Guarda Rimini con animo d’artista Bruno Brolli, storico ceramista e conoscitore della città “che fu”. “Dov’è finita la sirena del porto? Pagherei per poterla risentire anche quest’anno! A parte questo mi auguro che Rimini possa migliorarsi a partire dai servizi che offre, come l’aeroporto, e stando attenta a non fare modifiche azzardate come quella del porto canale. Non possiamo radere tutto al suolo cancellando ogni traccia del passato com’è successo per il Kursaal. Chi governa Rimini deve pensare di più alla città e non a tagliare i nastri per avere più visibilità”.
Realismo o pessimismo?
Preferisce “rimanere con i piedi per terra” invece Pier Pierucci, responsabile marketing e creatività di Aquafan. “Non voglio augurarmi nulla visto che per cambiare davvero ci vuole un modello sociale ex novo. Da anni lo dicono voci molto più autorevoli della mia. Finché non cambierà quello sarà difficile parlare di cambiamento”.
Marzia Caserio