Immagino lo smarrimento di molti amministratori locali nell’apprendere la data delle elezioni. Meta febbraio… e adesso cosa inauguriamo? Il taglio del nastro preelettorale è una radicata usanza, quale che sia la latitudine o lo schieramento politico. Il vero amministratore sa che nelle settimane prima del voto bisogna conservarsi un tesoretto di nastri da tagliare a uso di fotografi e telecamere. Ma un conto è farlo in primavera se non a ridosso dell’estate, sorridenti al sole. Un conto è farlo in pieno inverno quando è probabile che faccia un freddo cane.
Ve lo immaginate se si fosse votato l’anno scorso a metà febbraio, sommersi dalla neve? Già si pensava di dover votare prima di Pasqua ma l’ulteriore anticipo, oltre a complicare i piani delle opere in dirittura d’arrivo, renderà meno appetibili al pubblico eventuali cerimonie. C’è anche l’escamotage della prima pietra o dell’apertura del cantiere. Ma non è la stessa cosa: anche perché l’Italia, e qualche caso non manca neanche dalle nostre parti, è piena di prime pietre che aspettano per anni le seconde o di cantieri coperti da teloni a oltranza.
La terza corsia ha bruciato i tempi ma nessun partito può farla propria. Bisognerà inventarsi qualcosa in tempi brevi. Purché sia una strada davvero transitabile o un parco senza buchi e transenne. Altrimenti, fa lo stesso. Apprezzeremo anche un taglio del nastro postumo.