L’estero come opportunità in tempi di crisi. Ne sanno qualcosa le imprese riminesi che lavorando con i mercati esteri, sono riuscite ad intercettare prima la ripresa. Ma ne sa qualcosa anche il turismo che nei primi nove mesi del 2012 è riuscito a mantenere il segno più, a fronte di un leggero calo della clientela italiana, grazie all’invasione arrivata da oltre confine. E non solo di lingua russa.
Non è un caso che Banca Malatestiana abbia deciso di dedicare a questo tema il dibattito che si è svolto la mattina di domenica 16 dicembre nell’ambito dell’Expo allestito per 150 imprese socie al nuovo Palacongressi di Rimini. Un approfondimento sull’internazionalizzazione nel quale sono emersi non solo i vantaggi, ma anche i problemi per le piccole imprese locali nell’interfacciare con successo i mercati internazionali, a cominciare dai famosi paesi “Brics” (Brasile, India, Cina e Sudamerica) che oggi stanno risultando i più proficui.
Nel 2011 l’export made in Rimini ha registrato un aumento del 22% (molto meglio della media regionale del +13%), per un valore complessivo di 1,4 miliardi. E anche nell’anno in corso l’esportazione delle imprese locali rimane una delle pochissime voci in attivo. “Le imprese che si rivolgono ai mercati esteri – ha spiegato al pubblico dell’Expo di Banca Malatestiana, il direttore della Camera di Commercio di Rimini Maurizio Temeroli – dimostrano di essere più stabili, competitive e tranquille sul fronte occupazionale. Tuttavia le nostre sono in gran parte microimprese con un gran bisogno di essere sostenute a livello di internazionalizzazione”.
Tra il dire e il fare, infatti, ci sono più ostacoli da superare. Oltre al primo scoglio, la lingua, occorre infatti una notevole conoscenza delle norme che regolano i vari mercati e agganci utili ad allacciare rapporti commerciali con soggetti affidabili. “Abbiamo bisogno di creare aziende capaci di assorbire figure qualificate e di creare prodotti altamente competitivi” aggiunge il direttore del mensile TRE, supplemento de il Ponte, Primo Silvestri. Che ha ricordato come, nonostante il trend positivo, la nostra provincia sia ultima in regione per esportazione. “Ogni 100 euro che creiamo ogni anno, ne esportiamo 20, contro una media regionale di 40 euro. Inoltre l’export pro capite delle aziende riminesi è di 39mila euro mentre a Reggio Emilia sale a 120mila euro”. Di strada ce n’è ancora molta da fare e fondamentale diventa la capacità di fare rete. Questo non vuol dire, come sottolineato da Temeroli, sacrificare la propria autonomia imprenditoriale ma rafforzarla per valorizzare meglio, e con minori costi, i propri prodotti nel panorama internazionale. Ne è prova un dato su tutti: “L’economia della nostra provincia pesa in Europa per lo 0,07%, un dato irrisorio” prosegue Silvestri.
“Bisogna superare i confini settoriali tra industria, agricoltura e turismo. L’impresa è impresa e dobbiamo riqualificarci tutti perché il mondo va verso tendenze nuove” auspica il presidente di API Rimini (Ass. Piccole e medie Imprese) Massimo Colombo. “Con l’aiuto delle Camere di Commercio si può fare di più. È questa l’istituzione principale di riferimento per noi”. Bene anche le società di consulenza “che però devono essere selezionate perché ci sono anche tanti venditori di fumo”.
Un’impresa molto attiva all’estero è Eurocom Telecomunicazioni. “La nostra vocazione internazionale è direttamente proporzionale alla presenza di laureati con un’alta specializzazione tecnologica (il 54% su un totale di 63 addetti) – spiega il direttore generale Sabrina Vescovi – Noi esportiamo progettazione in Nord Africa e Medio Oriente: si tratta di paesi molto ricchi dove oggi c’è un gran bisogno di infrastrutture”. Al contrario l’Italia non investe da anni. “Il nostro è un territorio che ha moltissime competenze ed è molto apprezzato anche all’estero – conclude l’imprenditrice -. Dobbiamo valorizzarlo rafforzando la sinergia tra industria, servizi e turismo”.
È convinta di questo anche Patrizia Rinaldis, presidente dell’Associazione Albergatori di Rimini. “Abbiamo un prodotto unico di infrastrutture, dall’aeroporto al Palas, cerchiamo di farle lavorare e di fare sistema mettendo al centro il territorio”. La posta in gioco è alta: “Secondo l’Onu – conclude – siamo arrivati al miliardo di persone che escono dai confini nazionali. I paesi emergenti dell’Area Brics scelgono l’Europa per il 53%. Rimini può aggredire questo mercato puntando soprattutto sulla Cina”. Non solo Russia dunque. Le nuove frontiere si allargano tanto nell’industria quanto nei servizi.
Alessandra Leardini