Dunque Berlusconi torna in campo. Il problema (per lui e per noi) è che in quest’anno sono accadute molte cose. L’augurio è che l’abbia capito e dopo averci raccontato a lungo che la crisi era solo sui giornali e averci dispensato promesse di cose impossibili, oggi si renda conto che la gente è cambiata e pure un po’(parecchio) arrabbiata, qualcuno con Monti, molti di più con chi governava prima di Monti. I primi segnali non sono stati proprio incoraggianti.
L’entrata in campo dell’ex premier, inattesa e non auspicata anche da gran parte del centrodestra desideroso di rinnovamento, non è davvero passata inosservata. Lo spread non gli è amico, anche i mercati non lo sopportano tanto, pure i popolari europei (lasciando perdere i socialisti) hanno storto parecchio il naso. Anche quel mondo cattolico, che per anni gli è stato favorevole, questa volta è molto incerto, quando non critico come Mario Mauro, vicepresidente dell’Unione Europea. A tutti si è aggiunto nei giorni scorsi il cardinal Angelo Bagnasco in una intervista decisamente contraria alla crisi politica del governo Monti, rilasciata al <+cors>Corriere della Sera<+testo_band>: “Non si possono mandare in malora i sacrifici di un anno. Ciò che lascia sbigottiti è l’irresponsabilità di chi pensa a sistemarsi mentre la casa brucia”, confermando l‘incapacità che i partiti hanno avuto “per troppo tempo di pervenire a decisioni difficili e a parlare il linguaggio della franchezza e non quello della facile demagogia”. Ora, ha detto il presidente della Cei, “il vento gelido dell’antipolitica, comunque si esprima, non va sottovalutato”.
“Il problema era mettere in sicurezza l’Italia in una crisi di sistema a lungo sottovalutata e di fronte a una classe politica incapace di riforme effettive. Il governo tecnico ha messo al riparo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose”.
Oggi bisogna “continuare a concentrarsi sui problemi prioritari dell’economia, sul modo di affrontare la drammatica questione del lavoro e sulla lotta alla corruzione” e “sarebbe un errore non avvalersi di chi, come il premier Mario Monti, ha contribuito in modo rigoroso e competente alla credibilità del nostro Paese”. La scelta delle dimissioni, per il presidente della Cei, “era una decisione forse inevitabile. Piuttosto di galleggiare è meglio un atto coraggioso”.
Mai, negli ultimi anni, vi era stata da parte dei Vescovi una presa di posizione politica così precisa ed esplicita.