Il futuro è nel nostro passato. Perché quell’intuizione che ebbero i riminesi nel costruire i primi stabilimenti balneari, la dobbiamo avere noi adesso. È arrivato il tempo del cambiamento e come dice quel vecchio proverbio cinese «quando soffia questo vento, o tiri su un muro oppure costruisci un mulino a vento e sfrutti quell’energia». Che tradotto in termini concreti significa meno auto, meno mattone e più verde per cercare di costruire insieme una città a misura d’uomo. È il “segno” che Andrea Gnassi vorrebbe lasciare durante il suo mandato da sindaco. Il primo cittadino presenta il Masterplan strategico che ingloba suggestioni, progetti, proposte: idee da discutere con la città e i diretti interessati. Ma attenzione: idee e progetti non solo sulla carta, ma già pronti, con tanto di studi su chi appartengono le proprietà, su cosa si potrebbe fare su quelle determinate aree e così via.
Cosa è. Ma che cos’è questo Masterplan?
“L’Amministrazione – spiega Gnassi – fin dal suo insediamento ha voluto elaborare un programma articolato e armonico di interventi in stretta collaborazione con i diversi assessorati e uffici coinvolti, per l’attuazione degli obiettivi contenuti nel Piano Strategico e nelle linee di mandato. Tale programma è questo Masterplan strategico. Con questo strumento vengono integrati e messi a sistema gli interventi in essere e in progettazione da parte dell’Amministrazione e del Piano Strategico in risposta alle mutate condizioni socioeconomiche della comunità riminese e alle criticità evidenziate, intervenendo sia sul perimetro urbano che sul forese al fine di innalzare la qualità urbana e la vivibilità del territorio comunale. Perché dal 2008 le cose si sono completamente rovesciate e non possiamo più guardarci indietro, a quello che avevamo fatto, tracciato perché il rischio sarebbe di ritrovarci con tante questure abbandonate”.
Cosa fa. Ma in soldoni, cosa fa questo Masterplan?
“Si prefigge d’individuare e poi attuare alcuni obiettivi: innovare l’immagine turistica di Rimini con la riqualificazione dei suoi lungomare; incrementare e innovare le dotazioni territoriali; riqualificare porzioni identitarie della città storica e consolidata, disincentivando la diffusione insediativa e il consumo del suolo; passare da una città fratturata e frazionata ad una città coesa e circolare, riconnettendo sia la marina sia il forese alla città consolidata; riconnettere le frazioni al centro storico, attraverso collegamenti protetti e mediante l’individuazione di funzioni in grado di attribuire loro identità autonoma e specifiche funzioni a servizio della città; recuperare un rapporto forte con il mare attraverso la valorizzazione di luoghi identitari per passare da una città sul mare ad una città di mare; sviluppare un modello di mobilità sostenibile tecnologicamente avanzato, proiettato ad una progressiva limitazione dell’uso dell’auto; riqualificare e rinnovare il patrimonio edilizio esistente per elevare le prestazioni energetiche, incentivare un miglioramento della qualità architettonica e della sicurezza riguardante in particolar modo l’adeguamento sismico, promuovere inoltre l’abbattimento delle barriere architettoniche”.
Il disegno. Per quanto riguarda gli ambiti dove il Masterplan andrà a intervenire sono dodici. “Tutto il disegno si fonda su un cuore centrale costituito dall’anello verde, una circonvallazione interamente ciclabile che lambisce il lungomare da piazzale Kennedy fino al porto, costeggiando il porto canale per poi attraversare il parco Marecchia fino a ricongiungersi al Deviatore Ausa passando alla Grotta Rossa per poi attraversare tutto il parco Ausa con ritorno al mare. L’Anello Verde persegue l’obiettivo di promuovere la riqualificazione delle aree attraversate in modo da operare una ricomposizione territoriale della città per connettere tra di loro, tramite assi radiali di penetrazione, il centro storico con il lungomare nord e sud e il territorio rurale. Il progetto urbano coinvolge oltre che il Centro storico e i lungomare con la creazione del Parco del Mare anche le aree strategiche della città dei Poli Funzionali (aeroporto, stazione, Porto e Polo Produttivo Rn nord) che saranno il volano per far ripartire l’economia. Il Consorzio del Porto, per esempio, ha già pronto un progetto: quell’area deve diventare la più grande palestra europea a cielo aperto. Diciamo una prosecuzione della Wellness Valley”. Rimanendo sul lungomare, Gnassi toglie i veli anche a un altro progetto. “L’idea è quella di creare nel marciapiede lato spiaggia una doppia pista ciclabile con direzione nord-sud e spostare i parcheggi dalla parte opposta. Naturalmente tutto questo comporterà una riduzione della carreggiata”. Per quanto riguarda, invece, il lungomare della zona nord il sogno è che le macchine rimangano a monte della ferrovia facendo raggiungere la spiaggia attraverso vialetti “un po’ come accade a Misano perché non c’è bisogno di guardare per forza sempre a Friburgo” ride Gnassi.
L’iter. Ma per iniziare a mettere il “segno” quanto tempo occorrerà? “Dopo la discussione e l’approvazione in Consiglio comunale di uno specifico atto d’indirizzo dovremo definire con gli Enti di programmazione territoriale (a partire da Regione e Provincia) i passaggi normativi e amministrativi più efficaci per giungere alla realizzazione della cornice amministrativa entro cui attuare, da parte dei privati, la pianificazione urbanistica strategica (autunno 2013)”.
Il “problema”. Tutto bello, tutto megagalattico, ma… ma c’è un però e si chiama Piano strutturale. Il Psc prevede insediamenti urbani per circa 525mila metri quadrati di superficie che corrispondono, più o meno, a 5mila appartamenti. “Il Piano è uno strumento del 2006 e, come dicevo prima, nel 2008 tutto si è capovolto. Se non avessimo detto grandi no ci troveremmo palazzine che nessuno è in grado di acquistare. Non voglio fare il vigile del camion dei mattoni. Detto questo vorrei ringraziare tutti i dipendenti del Comune che hanno lavorato a questo progetto mastodontico. È stata dura, ma ci siamo riusciti. Rimini ha davvero la possibilità di guardare al futuro con un grande sorriso”.
Francesco Barone