Ovunque si parla di crisi. Ma le tv più popolari nelle ore di massimo ascolto preferiscono addormentare la gente con la cronaca nera. Un titolo ovvio su La Lettura del 18 scorso, ”La recessione aiuta i ricchi”, nasconde una proposta rivoluzionaria: per superare la crisi che blocca la mobilità sociale, il Nobel per l’Economia James Heckman, citato da Federico Fubini, propone di investire sull’istruzione infantile.
Lo stesso giorno su La Stampa, Agnese Moro recensiva il libro di Giancarlo Visitilli (”È la felicità, prof?”), dedicato ai ragazzi delle scuole superiori: sono giovani ”chiusi nelle pareti di vetro della nostra indifferenza e della nostra incapacità di comunicare”. Per cancellare quelle pareti occorrerebbe investire sull’educazione degli adulti, aggiungo ispirandomi ad Heckman. Ma siano capaci, noi adulti, di ascoltare i giovani senza pretendere che la nostra età e l’esperienza li obblighi ad ascoltare in silenzio chi sale sempre in cattedra soltanto perché è vecchio?
Un Grande Vecchio come il presidente della Repubblica il 15 novembre ci ha offerto una lezione controcorrente parlando a Roma agli Stati Generali della Cultura, con un lungo discorso che tocca anche i temi economici. Lo riduco in pillole con sole due citazioni: non si può tagliare la spesa pubblica senza scegliere; questo compito tocca alla politica, ricordando che si tratta non di fare i ragionieri, ma di ragionare, ”che sono due cose diverse”.
A Venezia, al ”Salone europeo della cultura” (23-25 novembre) sabato 24 interviene Ilaria Capua, una scienziata diventata famosa in tutto il mondo per aver rotto le convenzioni del corpo accademico internazione nel 2006, con la decisione di render nota a tutti la sequenza genetica del primo virus dell’aviaria che lei stessa aveva decodificato. Anche lei ha partecipato agli Stati Generali romani, in una tavola rotonda su ”Cultura, emergenza dimenticata del Paese”. La sua esperienza rivoluzionaria e le parole di Napolitano, ci obbligano a fare i conti per cancellare non le pareti di vetro ma le pareti di spessi mattoni che nascondono il bene comune della Scienza, della Ricerca, della Cultura, spesso utilizzate anche per agire in maniera sporca come lo scandalo nella Sanità modenese conferma.
Ecco perché con enorme tristezza ricordiamo le immagini dei volti sanguinanti dei giovani non violenti malmenati, mentre quelli violenti se la cavano sempre, come se la Fortuna avesse dato loro un lasciapassare.
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Antonio Montanari