E’forse una delle “giornate nazionali” di più antica data. La prima risale al 1951. È la giornata del ringraziamento che si celebra domenica 11 novembre, dedicata al mondo dell’agricoltura. Ricordo, quando ero piccolo, che i contadini venivano in città e portavano in Duomo sacchi di grano, offerti per la carità. Oggi, almeno sul nostro territorio la giornata ha perduto di spessore, segno anche della crisi che ha investito il mondo dell’agricoltura negli anni, almeno sul nostro territorio, con aziende troppo piccole per reggere la concorrenza nazionale e internazionale. Molti coltivatori diretti hanno ceduto il passo e chi è rimasto è spesso in difficoltà. Quest’anno poi anche il meteo non ha dato una mano: troppo ghiaccio in inverno e siccità in estate.
Eppure tutti sappiamo che, soprattutto nei momenti di crisi, la terra assume un valore particolare, perché, come afferma in occasione della “giornata” don Paolo Bonetti, consigliere ecclesiastico della Coldiretti, “avvertiamo che è la casa comune degli uomini. In questa casa c’è la vita. La terra è dunque vita. L’acqua, l’aria, la luce, le piante, gli animali sono presenze fondamentali che accompagnano la vita di ogni uomo. Per questo la terra, l’uomo, il lavoro sono in rete. Ogni spiga di grano, ogni grappolo d’uva, ogni ramo d’olivo è il frutto di questa sinergia tra l’uomo e la creazione”.
Nei giorni scorsi la Coldiretti ha acceso una piccola speranza: in tre anni potranno crearsi 100.000 nuovi posti di lavoro. Insomma una pioggia di opportunità si sta riversando sulla green economy e proprio in questi giorni se ne parla alla fiera di Rimini alla XVI edizione internazionale di Ecomondo.
Intanto con alterne fortune i giovani stanno riscoprendo l’agricoltura come passione, ma anche come vocazione. Ecco perché qualcuno guarda con fiducia verso il futuro: l’agricoltura potrà ricevere quella vitalità e quel dinamismo che vengono dai giovani. Questo tornare dei giovani alla terra sarà un beneficio anche per lo sviluppo: infatti, i ragazzi sono molto attenti al patrimonio e alla cultura legati alla vita della terra, ma in più possono mettere fantasia, creatività, intelligenze a servizio della campagna. Tutto questo si traduce non solo nel coltivare i campi, ma anche in quei progetti di filiera che fanno scoprire la multifunzionalità dell’agricoltura.
Un ritorno alla terra la preserva anche da tanti abusi che negli ultimi decenni hanno devastato il nostro Paese, con conseguenze tante volte gravi… Dobbiamo tornare a capire il valore della custodia del creato. Se si ammala il creato si ammala anche l’uomo.
Giovanni Tonelli