Non c’è un vero e proprio centro urbano; la parrocchia di Bagnolo è tutta distribuita, come bianche caprette, sulla pendice del monte Farneto, degradante verso il Rubicone. Al centro la chiesa col suo austero e slanciato campanile.
Qui la Visita Pastorale arriva un po’ di soppiatto, in un giorno solo, il 3 novembre. Del resto è una parrocchia piccola e si fa presto a presentarla al Vescovo.
“Non è come la città di Ninive, di due giorni di cammino – dice don Tino Mancini, alla guida di questa comunità dal 1960 -. Qui per visitare tutte le famiglie, 45 in tutto, bastano poche ore… oggi che si gira in macchina. E basta la rete di san Pietro per raccogliere i 153 grossi pesci della pesca miracolosa, che qui la supera di 3 unità”.
La parrocchia di San Martino di Bagnolo, in comune di Sogliano, si è ridotta di molto nel numero di abitanti in questi 50 anni, ma don Tino (all’anagrafe Sante), salvo la breve pausa di don Osvaldo, è rimasto saldo al suo timone. Oggi però lui vive a Roncofreddo con don Fernando, avendo lasciato la canonica alla Comunità Papa Giovanni XXIII come casa di preghiera.
“Vivo a Roncofreddo – precisa – anche perché io sono solo Amministratore e con un bel po’ di annetti sulle spalle; quindi la compagnia di don Fernando mi fa bene ed è provvidenziale. Quanto a Bagnolo, questa sarà la mia ultima Visita Pastorale e quindi vorrei fare le cose per bene, perché dopo il giudizio del Vescovo ci sarà quello di Dio. Da parte mia cerco di metterci tutta la buona volontà per compiere i miei doveri di Amministratore parrocchiale, cercando di aggiornarmi e allinearmi alle nuove idee di pastorale integrata”.
Più si è piccoli e più l’integrazione con le altre comunità diventa urgente. Ma concretamente come avviene questa integrazione?
“Principalmente nello scambio e confronto fra noi preti. Per «noi preti» intendo dire i sacerdoti della nostra Zona pastorale: Roncofreddo, Sogliano e Borghi. Ci ritroviamo insieme tutti i giovedì qui a Bagnolo per pregare e confrontarci su problemi concreti di pastorale. Poi Marisa, la consacrata della Comunità Papa Giovanni, ci prepara anche il pranzo.
Riguardo ai parrocchiani abbiamo molto bisogno di lavorare con altri. I ragazzini, per esempio, frequentando le scuole a Sogliano o a Roncofreddo, si preparano anche ai sacramenti in quelle comunità”.
Ma a Bagnolo rimangono ancora momenti caratteristici per la Comunità?
“Certamente. Anche se pochi, non vogliamo cancellare secoli di tradizioni. I momenti più significativi, che scandiscono lo scorrere dell’anno liturgico, sono: la festa patronale a novembre, per San Martino, caratterizzata da una settimana di predicazione serale in cui ricordiamo particolarmente i nostri morti; si celebra la messa e si offre l’opportunità della confessione. È una settimana molto attesa e frequentata.
Poi abbiamo la festa della Madonna del Farneto, la prima domenica di giugno. Anche questa è preceduta dal triduo e si conclude con la festa popolare organizzata dal Comitato parrocchiale.
Molto sentita e frequentata è la festa di Sant’Antonio, in gennaio; essendo il patrono degli animali è l’occasione per una particolare benedizione agli animali domestici e agli allevamenti, portando alle famiglie il tradizionale pane benedetto e l’immagine del Santo”.
Una parrocchia piccola dà la possibilità di una conoscenza personale di tutte le famiglie.
“Visito tutte le 45 famiglie nei primi due giorni della Settimana santa e molte anche per la festa di Sant’Antonio. Poi ci sono altre occasioni di ritrovarci insieme, nel salone parrocchiale, per festeggiamenti di vario tipo. Certamente ci conosciamo tutti anche se non tutti sono assidui ai momenti parrocchiali”.
Oltre alla conoscenza individuale servono anche collaboratori per la conduzione della parrocchia.
“Contando appena 156 anime in parrocchia non abbiamo un vero e proprio Consiglio Pastorale ed Economico. Quattro persone mi aiutano in queste mansioni, compilando i bilanci e confrontandoci di quando in quando”.
I giornali ci hanno abituati a collegare don Tino con i Sardi. Che cosa ci dice in proposito?
“Risiede in parrocchia una piccola comunità Sarda di cinque famiglie che si professano molto religiose ma, impegnate nel lavoro del molto bestiame, non sempre trovano il tempo per frequentare la chiesa e la vita parrocchiale. Come parroco seguo le diverse famiglie e sono in ottimi rapporti con loro”.
Dal monte Farneto (500 metri s.l.m.) la Madonna dei marinai sorride su tutta la diocesi di Rimini. (eb)