C’è spazio per l’Italia fuori dalla crisi? Come guardano a questo paese, ancora afflitto dalle gravi conseguenze della crisi economica, finanziaria e occupazionale globale, i principali “colleghi” dell’attuale scena mondiale, dalle tradizionali potenze occidentali a quelle orientali emergenti?
Sono questi gli interrogativi che il Centro Pio Manzù ha posto quest’anno agli oltre 40 esperti internazionali tra economisti, ricercatori, politici, giornalisti e imprenditori, che si sono dati appuntamento dal 12 al 14 ottobre a Rimini per la 43esima edizione delle Giornate di studio, dal titolo Italia. Osservatorio internazionale sul Bel Paese, incubatore della crisi sistemica.
“Favorire nuovi scenari per lo sviluppo è da sempre il fulcro di ogni riflessione proposta dal Centro Pio Manzù, che vorrebbe – spiega il segretario generale, Gerardo Filiberto Dasi – dare un contributo costruttivo al rilancio del Paese, ponendo l’Italia, ancora una volta al centro di un sistema molto più grande, fatto di persone, idee, progetti”.
“Il mondo conosce una fase di grande transizione economica, con l’affacciarsi di nuove potenze sulla scena internazionale, soprattutto nel sud del mondo”, sottolinea nel messaggio inviato al Pio Manzù il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. “Rispetto al passato – osserva ancora Ban Ki-moon – sono stati compiuti enormi progressi. La povertà estrema è stata ridotta della metà dal 2000 in poi. Malgrado tutto, davanti a noi stanno l’aumento della disoccupazione, l’incertezza e, in troppe aree del mondo, si alza sempre di più l’onda dell’intolleranza”
Tanti i temi d’attualità affrontati nei workshop della manifestazione. Tra questi, la “fuga di cervelli” dovuta all’immobilismo e alla mancanza di prospettive occupazionali. “Il declino del nostro paese non ha niente a che vedere con questa crisi finanziaria. È un declino lungo, che andrà avanti in maniera drammatica e che solo i giovani potranno fermare” ha sottolineato Roger Abravanel, ingegnere-economista, editorialista de Il Corriere della Sera e autore dei libri Meritocrazia e Italia, esci o cresci!. Per questo Abravanel ha proposto a Rimini il suo manifesto in otto punti per i giovani.
Il primo passo, ha spiegato, è “fare tutto il possibile per raggiungere al più presto l’indipendenza economica della famiglia” quindi “cercare la migliore istruzione, indipendentemente dal pezzo di carta, per entrare nel mondo del lavoro il prima possibile”. Coltivare con entusiasmo le proprie passioni nello studio e nella vita, investire nella capacità di comunicare e non avere paura dei fallimenti, “anzi accettarne i benefici nascosti” sono altre modalità necessarie secondo l’esperto, per cambiare se stessi e l’Italia, così come “ricercare incessantemente la meritocrazia e il rispetto delle regole”. “Io non penso che questa fuga all’estero vada fermata, anzi, ritengo vada incoraggiata” ha commentato invece Matteo Iannacone, giovane ricercatore di Harvard che ha aperto un proprio laboratorio presso l’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano che investiga le dinamiche delle risposte immunitarie antivirali. “Il problema dell’Italia – aggiunge – è semmai l’incapacità di attrarre un numero uguale o, possibilmente, superiore, di studenti e ricercatori da tutto il mondo. Una capacità che ha fatto e fa tuttora la fortuna di Paesi come gli Stati Uniti”.
Alessandra Leardini