Comuni che si contendono il riconoscimento geografico sulla piadina, o su altri prodotti tipici; mobilifici o ceramisti che gareggiano, a colpi di pubblicità, per offrire al consumatore un prodotto sempre di più “su misura”. L’artigianato vero, quello guidato dalla passione per il prodotto fatto bene, sembra andare verso una sorta di rinascimento dovuto anche al fatto che in tempi di crisi il consumatore fa scelte oculate, riscoprendo la qualità, stanco di prodotti tutti uguali, standardizzati. È la tesi sostenuta anche nel libro Futuro Artigiano di Stefano Micelli (Marsilio) giunto alla terza ristampa, segno di un crescente interesse sul tema.
Ma si può parlare davvero di un settore in salute nel territorio riminese?
“Se parliamo dell’alimentare – spiega Salvatore Bugli, direttore di Cna Rimini – vi sono molte attività artigianali in crescita: piadinerie, gelaterie, pizzerie, pasticcerie. In questo periodo di grande crisi riescono a sopravvivere perché puntato molto sulla qualità, sul prodotto fresco e il rapporto con il pubblico. La conferma arriva dalla richiesta continua di dipendenti. Rimanendo in quest’ambito, è in apertura un bando di Italia Lavoro-Botteghe di mestiere”.
Di che cosa si tratta?
“La Bottega è un raggruppamento di imprese che nell’arco di 18 mesi accoglie in ogni singola azienda almeno tre tirocinanti. Ogni tirocinio dura 6 mesi ed è retribuito da Italia Lavoro (azienda ministeriale rivolta al mercato del lavoro, ndr). Naturalmente anche l’azienda percepisce un compenso per ciascun tirocinante. L’obiettivo è quello dell’inserimento occupazionale dei giovani favorendo un settore importante come l’artigianato”.
È vero che ad essere maggiormente in crisi è l’artigianato artistico?
“Le botteghe artistiche sono ricercatissime perché animano i centri storici e rappresentano la tradizione del territorio, ma qui il discorso si fa più difficile. Comprare una ceramica o una tela stampata a volte è considerato troppo costoso dal cliente”.
Vi sono diversi giovani che ci provano, il consiglio per tutti è quello di recarsi presso le associazioni di categoria per ottenere tutte le informazioni riguardo ad eventuali finanziamenti o modalità di accesso al credito.
Dai dati della Camera di Commercio emerge che le imprese artigiane attive al 31 dicembre 2011 in provincia erano oltre 10mila, un terzo della totalità delle imprese presenti. Si tratta di un settore importante, caratterizzato dalla presenza capillare di imprese medio-piccole.
Un grido di allarme lanciato da più parti, però, riguarda la scomparsa di molti mestieri artigiani e la chiusura di diverse attività e botteghe storiche. Allarme così sintetizzato nelle parole del responsabile provinciale di Confartigianato Mauro Gardenghi.
“La scomparsa del ceto medio produttivo dal mercato, un mercato dominato dalle grandi imprese multinazionali, mette a rischio la stessa democrazia economica. L’artigianato, come del resto la piccola impresa, sono profondamente in crisi e rischiano di uscire dal mercato”.
E se democrazia significa pluralità di voci è auspicabile che quella dell’artigianato non si spenga ma continui a risaltare con i suoi mille colori e sapori, capaci di esprimere il talento di chi ogni giorno alza la saracinesca e dona il lavoro delle proprie mani.
Silvia Ambrosini