Alì ha i pugni e la forza di combattere. Stéphanie non ha più le gambe, colpa di un malaugurato incidente con un’orca nel parco marino in cui prestava servizio. La coppia di Un sapore di ruggine e ossa, nuovo film di Jaqcues Audiard (conosciuto dal pubblico italiano con Il profeta, ma i più cinefili ricordano i notevoli Sulle mie labbra e Tutti i battiti del mio cuore) vive una relazione sentimentale sempre più profonda, dove la menomazione di lei non è oggetto di repulsione da parte di Alì.
Bel film, intenso e diretto con maestria da Audiard che segnala fortemente l’importanza fondamentale dei sentimenti, dove le ossa mancanti non spengono l’amore, dove il ferro che prende il posto delle ossa non è per Alì motivo di allontanamento (cosa che invece provoca sorpresa e delusione nell’uomo che cerca di sedurre Stèphanie in un locale) anzi è lui a riportare la ragazza sui sentieri della passione. Tratto dal libro di Craig Davidson (collaboratore alla sceneggiatura) Ruggine e ossa, il film è interpretato da una eccellente Marion Cotillard privata delle gambe “via computer” che dimostra pienamente che la sua statuetta dell’Oscar non è solo un bel soprammobile. Solido Mathias Schoenaerts, affiancato dal piccolo Armand Verdure, nel film il figlioletto di cinque anni. Cinema avvolgente e in grado di scavare nell’animo dei personaggi con finezza (giusto solo qualche “sbaffo” narrativo, poca cosa rispetto all’emozionante totalità dove gioca il suo ruolo pure la colonna sonora di Alexandre Desplat), dove la macchina da presa si sofferma spesso su arti inferiori spariti per un tragico incidente. Non sparisce, invece, il cuore che pulsa ancora e sa ritrovare il giusto battito anche se i personaggi ad un certo punto si separano. Ma il cuore, si sa, non conosce distanze.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani