Due denunce. Inquietanti. La prima arriva dal procuratore capo del tribunale di Rimini, Paolo Giovagnoli: “se qualcuno pensa che la corruzione non abita qui, si sbaglia di grosso. Il problema è che purtroppo, in molti casi, non siamo riusciti ad avere le prove tangibili che ci fosse stato un passaggio di denaro tra funzionari pubblici corrotti e i loro corruttori”.
L’altra la lancia il procuratore dell’Antimafia, Pietro Grasso (nella foto).
“In una 24 ore ci si potrebbero far stare fino a 6 milioni di euro, e salire su un autobus per San Marino con una valigetta non è difficile, si passerebbe inosservati”. Ospiti del convegno «Soldi nostri, soldi loro?» organizzato dall’Ordine dei Commercialisti insieme a Banca Valmarecchia, Lei e il magistrato Giovagnoli avete lanciato più di un’ombra sul sistema Italia.
“Sento parlare tanto di questa nuova legge anticorruzione, ma il problema è un altro: se non c’è un recupero di coscienza ed etica individuale, non c’è legge che tenga, corruzione e concussione saranno sempre presenti”.
E questo il motivo per cui diventa fondamentale colpire i patrimoni?
“La malavita può sostituire le persone arrestate, ma non i capitali. Per questo diventa prioritaria l’attività dell’Agenzia delle Entrate e della nuova Unità di Informazione Finanziaria, che raccoglie dalle banche un numero sempre crescente di segnalazioni di operazioni sospette”.
La conferma arrivata da Agenzia delle Entrate.
“Grazie al redditometro possiamo individuare molte delle anomalie nelle spese, – spiega il presidente Attilio Befera – diciamo che un confronto tra quello che si guadagna e quello che si spende sarebbe fondamentale per smascherare evasori”.
Che a Rimini, come sappiamo, sono un vero esercito.
Francesco Barone