Deve essere per via della sua posizione, esposto direttamente agli spifferi della Tramontana proveniente dall’Adriatico, che questo paese si chiama Ronco (monte) Freddo: Roncofreddo. Ora che ci avviamo verso la stagione invernale non sarà difficile verificarne l’origine semantica. In cambio però, nei giorni sereni, e di tramontana appunto, è possibile da qui godere la completa e nitida visione della Romagna, da Ravenna a Cattolica.
Interpretazione semantica del tutto soggettiva o al più “esperienziale”, sia chiaro. Nulla di scientifico.
Se il “monte” rabbrividisce sotto i gelidi venti di Tramontana, il cuore della parrocchia però pulsa più che mai, diffondendo tepore in tutte le sue arterie: sì, perché la parrocchia di Roncofreddo raccoglie attorno a sé ben sei comunità, una volta parrocchie autonome, che ricevono stimoli e sollecitazioni dal cuore centrale che è la parrocchia di San Biagio.
“La Parrocchia di San Biagio di Roncofreddo – precisa don Fernando della Pasqua, parroco di Roncofreddo dal 1978 – si trova nella provincia di Forlì-Cesena, e comprende tutta quella parte del Comune di Roncofreddo che rientra nella Diocesi di Rimini.
Questo territorio fino al dopo guerra era suddiviso in otto parrocchie, ma già negli anni ’50 la parrocchia di Sant’Ercolano (in paese) veniva soppressa. Successivamente la Parrocchia di San Vicinio di Ciolaraldi è stata accorpata alla Pieve di Santa Paola. In tempi relativamente più vicini a noi sono state accorpate alla Parrocchia di San Biagio, quelle di San Biagio di Castiglione, di San Giuliano di Musano, di Santa Paola e di Santa Maria Assunta di Cento; per ultima, dopo la morte di don Guerrino Boschi, quella dei Santi Cristoforo e Caterina di Monteleone. Quindi attualmente fanno parte della Parrocchia di San Biagio di Roncofreddo altre sei piccole comunità, ognuna delle quali ha la sua Chiesa (più o meno malandata), le sue tradizioni e …. i suoi campanili. In parrocchia ora sono esistenti 7 chiese già parrocchiali, più due oratori aperti ai fedeli; questi ultimi sono di proprietà comunale”.
Per completezza di informazione bisogna dire che a Ciolaraldi, pur essendoci ancora la chiesa, non vi si svolge più alcun servizio religioso.
Da quanto detto sopra, oggi la parrocchia di San Biagio ricopre un ampio territorio. E la popolazione?
“Come emerge dal censimento, la popolazione è composta da circa 2075 persone, suddivise in 835 famiglie. Di tutta la popolazione 265 persone sono i cosiddetti stranieri, per la maggior parte provenienti dalla Bulgaria e dalla Romania e di religione Cristiano-Ortodossa.
La popolazione del territorio parrocchiale appartiene allo stesso Comune di Roncofreddo. I bambini e i ragazzi fino alla terza media frequentano quasi tutti le scuole del capoluogo; nelle scuole superiori i giovani di preferenza scendono a Cesena.
La popolazione si caratterizza per la cultura del lavoro manuale, in prevalenza legato all’agricoltura e all’artigianato; solo in questi ultimi anni ho notato un maggiore interesse verso gli studi”.
Dunque una popolazione relativamente esigua, spalmata su un territorio assai vasto. Riesce un prete solo a raggiungere tutti?
“Proprio solo non sono. Ho un valido aiuto in don Tino (don Sante Mancini). E poi c’è da dire che se anche il territorio è piuttosto vasto, è però facilmente percorribile sulle strade provinciali che collegano tutte le varie frazioni”.
Tu sei parroco a Roncofreddo da ben 34 anni. Dal punto di vista strettamente religioso hai visto cambiare molto le cose?
“Quando sono giunto in parrocchia, ogni comunità era ancora organizzata attorno alla propria chiesa e al proprio parroco il quale cercava di costruire la comunità cristiana attorno alla Eucarestia e alla preghiera, annunciando il Vangelo e aiutando i Cristiani a collegare la fede con la vita, in modo che vivessero nell’affidamento a Dio e in fraternità. Ovviamente la parrocchia – specificatamente i parroci- erano il punto di riferimento per le persone. Ora la parrocchia è unica, con diverse piccole comunità, ma le finalità sono sempre le stesse: la parrocchia è intesa come una comunione di comunità che nascono e vivono attorno all’annuncio della Parola di Dio, all’Eucarestia e alla preghiera, e si esprimono nella vita fraterna”.
Ma ultimamente sono intervenuti anche cambiamenti strutturali proposti dalla Diocesi: le zone pastorali …
“Senz’altro, c’è da tenere presente anche questo. Le proposte verranno portate avanti sicuramente con la necessaria gradualità, di modo che non passino sopra la testa delle persone, e tenendo presente non solo il numero dei fedeli ma anche i disagi di questi. Si avverte che i tempi sono cambiati e si è pure consapevoli che le trasformazioni possono essere delle opportunità per noi cristiani; tuttavia non si può negare che ci siano diversi punti problematici di fronte ai quali ci si sente piccoli. In questi anni si è cercato di fare capire che unire le piccole comunità non voleva dire cancellarle, tuttavia nei più anziani è rimasta l’idea di un impoverimento, anche perché non è per niente facile trovare dei responsabili, animatori e persone di riferimento nelle singole frazioni”.
Fra le difficoltà dei cambiamenti ci sono anche perle preziose di vita religiosa che rimangono a testimoniare la fede e la carità.
“Davvero preziose testimonianze. Abbiamo il dono della presenza di ben due Case religiose: l’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata dedite in modo particolare alla educazione dei bambini e al sostegno alla vita parrocchiale e la Congregazione Francescana delle Vergini di San Giuseppe – Istituto Tavelli, che animano un’Oasi Francescana: un centro di accoglienza e di preghiera.
A Santa Paola poi è significativa e provvidenziale la presenza di una Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII.
E poi, come ho già accennato, dal 1988 presso la nostra comunità svolge il suo prezioso ministero sacerdotale don Sante Mancini (Tino) che si contraddistingue per la generosità e la gioiosa serenità”.
Balzando un po’ da un colle all’altro, da un argomento all’altro, mi viene una curiosità sulla catechesi, momento sempre impegnativo in ogni parrocchia. Gli incontri di catechesi si svolgono in un unico luogo per tutti o è dislocata presso varie comunità?
“Il catechismo lo teniamo per tutti qui in paese. Copre l’arco di tempo dalla seconda elementare alla terza media e viene svoltp in modo tradizionale, seguendo i testi della Cei. Incontriamo non poche difficoltà nel trovare catechisti ed educatori, specialmente per i ragazzi delle Medie. La festa di Prima Comunione si fa a 9 anni, la Cresima viene amministrata alla fine della terza media.
Accanto a questa esperienza offerta a tutti, consideriamo un bel dono del Signore il fatto che da una decina di anni si sia costituito in parrocchia un gruppo Scout dell’Agesci che raduna una sessantina di bambini, ragazzi e giovani, accompagnati da un dozzina di generosi educatori”.
Un’ultima domanda, sull’onda della curiosità: riesci a seguire spiritualmente e sacramentalmente tutto questo vasto territorio con le sue comunità? Riesci anche solo a dire la messa ovunque?
“La formazione spirituale e sacramentale nei gruppi e nella catechesi si fa qui in paese e quindi diventa relativamente facile seguirne l’andamento. Invece per quanto riguarda l’Eucarestia, viene celebrata tutti i giorni nella chiesa parrocchiale. Da quest’anno nelle altre comunità, nei giorni feriali, la Messa viene celebrata solo occasionalmente. Nei giorni prefestivi e festivi la Messa viene celebrata: il sabato a Monteleone e alla Casa di Riposo qui in paese, e la domenica, oltre a Roncofreddo, celebro nelle Chiese di Musano, di Cento e di Santa Paola; a Castiglione si celebra una o due volte all’anno, mentre a Ciolaraldi non celebro più. Facciamo del nostro meglio affinché tutte le sante Messe siano partecipate con i canti e la presenza dei lettori”.
Roncofreddo e “associate”: un altro stralcio di territorio della nostra Diocesi che rinnova la vita e la comunione ecclesiale nell’incontro col suo Vescovo.
Egidio Brigliadori