Qualche tempo fa un importante quotidiano nazionale titolava così un’intera pagina: La carica del fronte anti spiccioli: Aboliamoli, non servono più. L’esortazione non ha avuto seguito, ma effettivamente gli spiccioli di alcuni paesi europei mi sembra si siano fatti rari: prendete quelli della Grecia, per esempio. Non ne vedo da tempo, e per quanto mi dicono gli amici, anch’essi non ne vedono da mesi (ma so che non sono gran che attendibili, perché generalmente guardano solo la faccia che indica il valore della moneta, e non quella in cui figura il nome della nazione emittente o qualche indizio per individuarla).
Dicevo della moneta greca: qualora vi capitasse quella da due euro osservatela con attenzione: al verso reca la raffigurazione del “Ratto d’Europa”: un episodio mitico molto celebre, spesso utilizzato come allegoria del nostro continente. La Grecia certo non poteva sottrarsi al fascino di questo mito, e appunto l’ha fatto raffigurare sulla suddetta moneta, dove compare un’Europa giovanetta, seminuda, fiduciosa e tranquilla in groppa a un toro al galoppo. Naturalmente tutti sappiamo che il toro altri non è che quell’impenitente dongiovanni trasformista di Giove che, dopo essersi presentato alla giovanetta come un bel toro candido e mansueto e dopo averne conquistato la confidenza, la rapisce, la violenta, la mette incinta e la abbandona nell’isola di Creta con tre figli a carico. Non voglio insistere su quest’allegoria, ma temo che la Grecia d’oggi, in pericolo di essere ripudiata e abbandonata dall’Europa, vi si rispecchi un po’.
Elio Morri per
il Centro Robert Schuman
“Pour L’Europe”
Invece voglio ricordare un’altra cosa: che già il nostro Elio Morri aveva utilizzato questo soggetto per un suo bellissimo lavoro.
Si tratta di un gettone in forma di moneta, modellato per il Centro Robert Schuman “Pour L’Europe” nel 1988. Al diritto reca il ritratto del “Padre dell’Europa”, lo statista francese R. Schumann, e al rovescio appunto il ratto d’Europa e il valore del gettone, che avrebbe dovuto essere consegnato come “ricevuta” per un’offerta fatta al Centro, o alla relativa Fondazione.
Sotto la realizzazione di questa piccola opera però c’è un piccolo giallo. Il Centro suddetto nel 1988 decise di produrre due medaglie, una da 50 ecus, e una da 1000 ecus, le prime in argento e le seconde in oro. Per la loro realizzazione si rivolse alla Fonderia Artistica Baroni di Verona, che probabilmente propose o indicò gli artisti. Morri venne incaricato della medaglia da 50 ecus; vi lavorò con la consueta passione e diligenza, ed ebbe dapprima una grande soddisfazione: il suo lavoro piacque tanto da essere utilizzato per la medaglia da 1000 ecus. Alla soddisfazione seguì ben presto la delusione: perché il suo modello subì delle varianti, e non solo nella cifra indicante il valore, ma in tutte le scritte, che crebbero di numero ed ebbero un carattere freddo, da “stamperia commerciale” (parole di Morri); specialmente il recto risultò sfigurato, perché il bel ritratto dello statista fu contornato da una corona di piccoli stemmi dei paesi della Comunità Europea. Il tutto all’insaputa dell’autore, che ad un certo momento ricevette una “prova” in metallo leggero della sua medaglia, trasformata e in un certo senso irriconoscibile.
L’opera snaturata
È riprodotta nel catalogo della mostra di Morri del 1993 (alla sch. 94). Di questo suo lavoro l’artista non seppe altro: probabilmente il progetto del Centro R. Shumann andò a monte. “Meglio così”, commentava Morri. Per fortuna oltre all’unica “prova” di cui sopra ci rimangono diversi bozzetti in gesso del diametro di 20 cm. che ci rivelano il suo modo di procedere e l’aspetto che l’opera avrebbe dovuto avere.
Nella foto in alto se ne riproduce uno, dove è ben visibile la scena del rapimento, con un’Europa vibrante, non sappiamo se di entusiasmo o di paura, sulla groppa di un toro risoluto, potente e maestoso: niente a che vedere con l’esangue raffigurazione della moderna moneta greca.
Non fu questo il solo progetto di Morri perfettamente compiuto, ma non realizzato. Fra i tanti voglio ricordare solo un’altra medaglia, quella per il Talassoterapico riminese, che ci è nota solo per una notevole quantità di bozzetti in gesso e una “prova” in bronzo: rappresenta un albero, credo un ulivo, contro il sole e con le radici che affondano nella terra e nel mare. Un’idea significativa, senza dubbio, per uno stabilimento dedicato a cure basate sull’acqua del mare e sul sole. Ne pubblico l’inedita “prova” in bronzo. Anche in questo caso il progetto si arenò, e anche in questo caso abbiamo una moneta moderna con lo stesso soggetto: è quella da due euro della Francia, che ci presenta un albero geometrico e scheletrico.
Confrontare, prego, per apprezzare il Morri medaglista, che anche in questo campo è stato veramente un artista nobilissimo e certamente sottovalutato.
Pier Giorgio Pasini