I giovani riminesi non credono più nella formazione universitaria? Oppure i colpi di coda della crisi (economica e di fiducia nel futuro) lasciano sul campo vittime impensabili?
Non si può dire. Sicuramente v’è certezza sui numeri dell’anno accademico 2011/2012 che relativamente agli studenti di casa registrano un -10,6% delle immatricolazioni nelle Università italiane; mentre il numero dei diplomati sale a 2.70 (+2,3% rispetto all’anno precedente).
Sono 7.528 studenti iscritti quest’anno contro il 7.780 dell’anno precedente. Un calo che non accenna ad arrestarsi, nel 2009 il numero era di 7.903.
Nel 2012 quindi si sono immatricolati 5 giovani su 10 diplomati (51,9% dei diplomati, contro il 60% del 2011), 3 iscritti (19-24 anni) ogni 10 residenti. Il calo delle matricole si attesta intorno al 10,6% (1074, 14,3% del totale degli iscritti). Numeri da bollino rosso.
L’altra faccia della medaglia è che 9 studenti riminesi su 10 scelgono di frequentare un ateneo che si trova distante 100-120 chilometri dal comune di residenza ergo è l’Emilia Romagna a fare il bottino più grande. Infatti sui 7.528 riminesi all’Università, 5.676 (75,4%) sono iscritti negli atenei della regione, 3.255 (57,3%) dei quali nei poli universitari romagnoli. Solo il 24,6% degli iscritti (1.852 studenti) ha abbandonato la regione oppure si è iscritto nella Repubblica di San Marino. I riminesi che giocano in casa, invece, sono il 26,6% del totale.
In particolare, il 71,2% sceglie Bologna. Una dato agglomerato che visto da vicino dice: 2.107 Bologna, 2.005 Rimini, 569 Cesena, 408 Forlì, 253 Ravenna. Questo vuol dire che i Poli Romagnoli registrano il 60,7% degli iscritti che hanno la residenza nella provincia di Rimini e frequentano l’Alma Mater Studiorum di Bologna.
Riminesi a parte, però, l’Università di casa non se la passa malissimo. I numeri dell’anno accademico parlano di 5.859 iscritti, +0,5% rispetto all’anno precedente, registrando una crescita complessiva nell’ultimo lustro che sfiora il 5% (4,8%). Economia e Lettere e Filosofia raccolgono da sole, rispettivamente, il 37,7% e il 16,4% delle preferenze. Ma intorno al Polo riminese si addensano delle nuvole. La prospettiva montiana dei tagli delle Provincie, unita alla riforma Gelmini, ha fatto scattare qualche campanello d’allarme.
“La Provincia di Rimini ha negli anni investito nell’università in modo rilevante – ha dichiarato Carlo Bulletti, vicepresidente della Provincia di Rimini – credendoci e investendoci, portando a Rimini comunque una formazione universitaria di buon rilievo con Economia e Commercio, Farmacia, Moda e altre facoltà. Ultima ma non per ultima, e comunque anche molto attuale in ordine ai bisogni del sociale, è quella delle Scienze infermieristiche di cui la direzione è stata recentemente sottratta a Rimini per riportarla a Bologna”.
Dichiarazione questa che sottolinea la questione dello spostamento dei docenti incardinati a Bologna. Numero dei professori e investimenti sono il nodo cruciale per la sopravvivenza e la crescita del polo di casa. “Credo che chi verrà dopo la Provincia sarà ugualmente attento nel garantire al territorio la stessa possibilità di sviluppo in ambito universitario”.
Angela De Rubeis