Luca Olivieri ha 27 anni, fa il musicista ed è un ragazzo coraggioso. Suona la fisarmonica dall’età di 5 anni. A quattordici comincia a esibirsi in pubblico e a diciassette entra nella prima orchestra. Di lì alla decisione di aprirne una tutta sua il passo è stato breve: nel gennaio 2010 fonda l’“Orchestra Luca Olivieri” e decide di dedicarsi interamente alla musica, senza playback, senza risparmiarsi. Sostenuto da una gran passione. “A dire il vero faccio di tutto – racconta il musicista – suono con l’orchestra, ma capitano anche serate da solo, o con due, tre musicisti. Ci esibiamo ovunque: locali, pub, feste, discoteche. Il 30 giugno saremo a Savignano di Rigo, il 1 luglio a Sant’Agata Feltria, il 3 all’Hotel Sabrina (Valverde di Cesenatico), dal 13 al 15 al Kiss Kiss di Cesenatico”.
Anche il repertorio cambia?
“Con l’orchestra suoniamo soprattutto Casadei e i classici del liscio, cui aggiungiamo successi italiani e internazionali e brani disco anni ’70-’80. Ho anche il gruppo «80voglia Dance» ma salgo sul palco pure per serate di jazz e musica contemporanea”.
Il tutto rigorosamente dal vivo.
“No Playback è il nostro slogan. Il playback è una cattiva moda impostasi nell’ultimo decennio soprattutto per influenza delle orchestre emiliane, che sono bellissime da vedere, ma suonano e cantano poco. Noi non vogliamo prendere in giro il pubblico: suoniamo tutto dal vivo, con qualche base per i brani internazionali, certo, ma senza una sola battuta in playback”.
E i tuoi musicisti?
“Sono fondamentali, senza di loro io non sono niente. L’orchestra è formata da Raffaella Faccini (cantante), Alessandro Malavolti (clarinetto), Andrea Battistini (sax e clarino), Andrea Abbondanza (basso e voce), Matteo Vignone (batteria) e Massimo Forlivesi (chitarra). Tutti hanno un doppio lavoro, perciò ci esibiamo solo in Emilia Romagna. Solo per me la musica è l’occupazione principale, anche se a volte do una mano nella rosticceria di mia madre a Sant’Agata. E insegno musica. Fisarmonica”.
Come stanno le orchestre oggi? E il liscio?
“Purtroppo le orchestre non stanno bene, e anche il liscio ha i suoi alti e bassi… La concorrenza dell’Emilia certo non aiuta. Noi musicisti dobbiamo essere aperti di mente, reinventarci e fare un po’ di tutto”.
Hai solo 27 anni. Cosa significa per un giovane scegliere il liscio?
“Il liscio fa parte delle nostre radici culturali. Da fuori, soprattutto ai giovani, può sembrare strano, ma entrarci vuol dire comprenderlo, un romagnolo non può non rimanerne colpito. Anche tra il pubblico purtroppo non ci sono molti giovani, anche se dipende dalle occasioni. Capisco che il manifesto di un’orchestra di liscio può non attirare: anche per questo occorre essere bravi, variare il repertorio”.
E scegliere di dedicarsi alla musica, in un momento così difficile?
“Ci vuole una passione sfrenata. E tanto coraggio e fatica. Io ho la fortuna di dedicarmi solo alle sette note, ma quando i musicisti tengono pure famiglia sono spesso costretti ad un secondo lavoro. Ci vuole la band giusta, anche come un momento per stare insieme. E bisogna soprattutto amare moltissimo la musica”.
Martina Tordi