E’ormai certo: Mary G, il grampo che con la sua storia ha commosso il mondo intero, è morta per un’infezione causata da una chela di crostaceo che si è conficcata nei suoi bronchi. È quanto è emerso dall’autopsia effettuata all’Università di Padova che parla di “setticemia”.
La Procura vuol vederci chiaro e ha quindi aperto un’inchiesta. S’ipotizza il reato di “uccisione di animale”.
In soldoni, il cetaceo che era stato salvato nel 2005 nel porto di Ancona e quindi curato da Fondazione Cetacea con l’ausilio di oltre cento volontari, per poi essere ospitato a Oltremare, dov’è morto lo scorso 31 maggio, avrebbe potuto essere salvato con una broncoscopia. Ma l’accertamento, secondo quanto è emerso, non è mai stato fatto. Peggio: la veterinaria che aveva chiesto di sottoporre Mary G a questo controllo, è stata licenziata poche settimane prima del decesso, pare per motivi economici. Con lei era stato liquidato anche Daniele Zanzi, l’esperto responsabile degli animali del parco acquatico.
L’esame autoptico, dunque, pone forti dubbi sull’efficacia delle terapie di cura adottate da Oltremare, tanto più che risulterebbe ingiustificata l’interruzione della cura antibiotica.
La triste storia della delfina pare destinata ad avere ripercussioni sul piano nazionale. L’Enpa (Ente nazionale per la protezione degli animali) sul web sottolinea che “i cetacei muoiono di cattività e che per quanto si possano garantire attenzione, cure e terapie, appartengono al mare e non dovrebbero in alcun modo essere costretti alla cattività”.
Non a caso sono stati forniti numerosi documenti sulle esperienze scientifiche e i progetti di riabilitazione e di reintroduzione dei grampi e di altri cetacei che, avviati con successo in altri Paesi, l’Enpa sperava fossero adottati anche in Italia. Ma niente da fare. Attraverso un blog “Amici e ambiente nel cuore” insiste: “Sebbene l’uomo creda di poterla dominare, la natura risponde in modo logico e conseguente. Avevamo infatti riscontrato, grazie al parere di un noto esperto internazionale, che Mary G aveva comportamenti che mostravano una grave sofferenza e un altrettanto grave disagio, e che sono stati immediatamente segnalati alle autorità competenti”.
Lo stesso ente, partendo dalla vicenda di Mary G che era di proprietà dello Stato, ha chiesto ai Ministeri della Salute e dell’Ambiente e al Corpo Forestale dello Stato (servizio Cites) di effettuare controlli in altri delfinari d’Italia.
Ricordiamo che dopo il primo allarme lanciato da Sauro Pari, presidente di Cetacea (si diceva che l’animale aveva perso 50 chili), dal parco avevano replicato, dicendo che il grampo era in piena salute. E la settimana dopo, quand’è scomparso, si sono mostrati tutti stupiti.
Nives Concolino