Nei giorni scorsi il nome di Dario Baccin, nominato Direttore dell’Area Tecnica e Responsabile del Settore Giovanile del Palermo, è salito prepotentemente agli onori della cronaca sportiva cittadina. A chi sportivo non è diciamo che Dario Baccin è un ex giocatore che ha vestito maglie prestigiose come quelle del Cesena, del Chievo, della Ternana, del Napoli. E poi ancora Taranto,Ancona, Ascoli, Treviso e soprattutto Rimini, società con la quale è rimasto legato per sei anni. L’ultimo dei quali, il 2010, ha segnato la rottura del legame con la Cocif e la società biancorossa.
“Purtroppo è così, anche se due tre mesi prima della fine di quella stagione, causa gli infortuni subiti, avevo iniziato a pensare di abbandonare la mia carriera di calciatore. Come atleta non volevo essere un peso per la società, con la quale tra l’altro avevo iniziato a ragionare su un mio coinvolgimento al’interno del settore tecnico. Poi è finito tutto come sappiamo, con grande rimpianto, legato soprattutto al fatto che il Rimini targato Cocif, è stato il periodo più bello della mia storia calcistica”.
In genere gli ex calciatori scelgono la carriera di allenatore, pochi quelli che sterzano su quella dirigenziale, come nel tuo caso. Cos’è una sorta di vocazione?
“La carriera di allenatore non l’ho mai sfiorata nemmeno col pensiero. Invece mi sono sempre trovato a mio agio nello spogliatoio, dove spesso ho ricoperto i gradi di capitano. Da qui, diciamo pure, la vocazione per lavorare più fuori che all’interno del terreno di gioco”.
Baccin ha seguito a Coverciano il Master per l’abilitazione alla professione di direttore sportivo, concluso con valutazioni molto encomiabili.
“È stato un periodo di grande impegno e sacrifici. Se poi mi sono nate delle opportunità di lavoro di un certo livello, lo devo probabilmente anche alle conoscenze di quel periodo”.
Infatti il primo impegno è quello di osservatore per il Siena che ti ha portato a girare in tutta la Penisola e anche all’estero. Da lì è nata la collaborazione con Giorgio Perinetti, attuale Direttore Generale dell’Area Sportiva del Palermo, che ti ha voluto come Direttore dell’Area Tecnica e Responsabile del Settore Giovanile. Quali sono esattamente i tuoi compiti?
“A grandi linee dovrò coordinare tutto il settore giovanile rosanero, che conta una decina di squadre. Organizzare il lavoro degli allenatori, valutare le rose dei ragazzi e cercare quanto più possibile di lanciare giovani bravi in prima squadra”.
Un lavoro anche nel sociale molto importante?
“Sicuramente sì. Saremo impegnati molto nelle sinergie con tutto il territorio siciliano, coinvolgendo le società minori. Un lavoro impegnativo, sempre proiettato in un discorso tecnico che ci deve permette di reclutare il più possibile ragazzi bravi per il nostro vivaio”.
Ultima domanda ad un riminese di adozione: è ancora possibile fare calcio ad un certo livello a Rimini?
“Credo che per fare calcio ci voglia serietà e disponibilità economica, che poi vanno coniugate con le idee giuste. Se uno fa calcio solo per guadagnarci sopra è veramente dura, nel senso che prima di raccogliere devi investire nelle strutture e portare avanti un progetto serio. È pura utopia pensare di entrare nel calcio e dopo due giorni avere giocatori fatti e finiti da rivendere. Chi arriva nel calcio deve sapere che c’è tanta gente che lo fa da prima e con idee migliori”.
Beppe Autuori