L’amore? Dura tre anni, secondo lo scrittore Frédéric Beigbeder, autore del romanzo L’amore dura tre anni che ha ora adattato e diretto per il grande schermo (e con “autoincensazione” aggiudicandosi nel film il Nobel per la letteratura). Tre anni dunque per un rapporto amoroso, quello che lega il divorziato Marc (Gaspard Proust) alla bella Alice (Louise Bourgoin), moglie di suo cugino, conosciuta ad un funerale, con cui intreccia una relazione intensa. A rompere le uova nel paniere ci pensa il libro scritto da Marc, appunto L’amore dura tre anni , che vende tantissimo ma mette in crisi la liaison sentimentale.
Il film è spiritoso, ha dei tocchi di regia coinvolgenti e si respirano atmosfere francesi di pregio, con la faccia svagata dell’attore protagonista che a tratti ricorda l’amaro disincanto dell’Antoine Doinel truffautiano, almeno nella sua versione “adulta”. Così la vivacità e la brillantezza di questo carosello del cuore colpisce l’attenzione dello spettatore che si trova davanti ad un’operazione attraente, capace di far sorridere davanti alle ineluttabili dinamiche del cuore. E poi l’aria frizzante è sostenuta pure da diversi riferimenti che vanno dalla musica di Michel Legrand con la sua “Windmill of your mind” (la canzone del film Il caso Thomas Crown ) che funge da leit motiv sonoro, ai riferimenti cinematografici (omaggio a Le relazioni pericolose del 1959 di Roger Vadim con Gérard Philippe), fino ai personaggi del mondo letterario francese, ospiti del film di Beigbeder (che ha il suo cameo nel ruolo di un soldato in uno spiritoso inserto in bianco e nero).
Insomma, commedia francese di buon livello, giocata su interpreti adatti e soluzioni pimpanti: ovviamente per molti l’amore dura molto più di tre anni.