Quando il treno è partito, quarantuno studenti delle scuole superiori riminesi, insieme a tre educatori e due sacerdoti, sono saltati a bordo. La destinazione? Loreto. Il convoglio è il “Treno della Grazia”, l’iniziativa è a servizio di ragazzi disabili. O meglio, “Loreto è un momento di riconciliazione con Dio: tutto accade grazie a Lui”.
La proposta Unitalsi Emilia Romagna – caldeggiata da Azione Cattolica (Movimento Studenti di AC e ACR) e CRF – scende in rotaia da ventisei anni. Quasi seicento ragazzi, tutti con abilità, sensibilità e motivazioni particolari, fra animatori e bambini, si sono lanciati in quattro giorni (dal 19 al 22 giugno) di “bans”, balli di gruppo, giochi, canzoni e momenti spirituali.
Sul treno partito da Piacenza c’erano giovani di realtà differenti, persino dalle zone terremotate dell’Emilia. A Rimini ha fatto tappa mentre i ragazzi e gli educatori, insieme a don Giampaolo Rocchi e don Massimiliano Cucchi, cantavano e ballavano energicamente, dopo aver ricevuto il saluto e la benedizione del vescovo Francesco Lambiasi.
“Una volta saliti in treno l’avventura si è messa in moto, anche per conoscere tante persone che come noi avevano deciso di mettersi in gioco” racconta Miranda Massani, 18 anni da Ospedaletto, studente al Liceo Classico e da tre anni impegnata nel Msac.
Dopo ore di caldo e canzoncine dall’altoparlante del treno, i ragazzi si sono catapultati nella piazza di Loreto con musica e balletti, in attesa della divisione in squadre e delle attività. Il tradizionale passaggio presso la “Santa Casa” è stato il primo dei numerosi e profondi momenti spirituali che hanno accompagnato il percorso. Oltre che essere guidato da “Maria”, il Treno aveva come filo conduttore una storia-tema: “Il sogno di un Falegname”, ispirata alla favola di Pinocchio, rappresentata da alcuni attori nel corso delle quattro giornate. Dal falegname Geppetto ad un altro famoso “falegname”, Giuseppe, il passo è stato breve, così come alla più famosa “famiglia”, quella di Nazareth con Maria e Gesù.
“Il pellegrinaggio di Loreto non è fatto solo di giochi e divertimento. – assicura la riminese Giulia De Filippis, 16 anni, all’esodio in Treno – Al centro c’è soprattutto una riflessione sincera sulla spiritualità intesa come donarsi con gioia e semplicità a chi ti sta vicino, valorizzando in ognuno il suo «cuore» e non ciò che appare esteriormente. In questo modo si può ricevere tanto e ancora di più dai ragazzi diversamente abili sempre disponibili ad un sorriso e custodi di infinito affetto da manifestare anche attraverso i piccoli rapporti quotidiani per poi riempirci di positività e amicizia da portare anche nel dopo-Loreto!”.
I canti urlati a squarciagola, le gambe che fanno male a motivo delle animazioni serali, i coriandoli gettati a piene mani durante la festa dell’ultima sera, le liturgie partecipatissime, alla faccia di chi dice che la fede è una cosa “da vecchi”: il “Treno della Grazia” porta con sé un sorriso dalla bimba sempre imbronciata e un po’ schiva, il tifo sincero ed entusiasta dei ragazzini durante il gioco, una giornata di sole rovente quando il meteo prevedeva pioggia torrenziale. Servizio, volontariato, preghiera, gioco e condivisione rivolta a ragazzi e bambini disabili: “i sentimenti e le emozioni suscitati da questa esperienza sono sempre molto forti e incisivi soprattutto se si vivono per la prima volta, ma anche se cercati e ricevuti ancora ogni anno non rischiano mai di cadere nella ripetitività o di deludere – concludono in coro Giulia De Filippis e Miranda Massani – in noi partecipanti si accende un’estrema necessità del clima di bontà, di bisogno reciproco e di condivisione”. Loreto fa conoscere e vivere tutto questo, su e giù dal treno.
Tommaso Cevoli