Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?” (Totò)
Passa il tempo. C’è, storicamente, un modo in cui molti di noi si rendono utili alla causa turistica pur senza un albergo o uno stabilimento: dando indicazioni ai turisti che non conoscono le strade. Una tipica espressione della nostra ospitalità: mentre sulle Alpi si narrava di valligiani che appena vedevano un finestrino tirato giù se la davano a gambe, da noi si faceva a gara a chi aiutava il turista. E vedere pensionati con appena l’elementare sforzarsi a farsi intendere da tedeschi era uno spettacolo divertente quanto commovente. La mia casa paterna, poi, era sulla strada per un noto parco di divertimenti che avrebbe dovuto darci una percentuale per tutte le persone che avevamo colà indirizzato. E oggi? Navigatori, cellulari e ipad ormai sono a portata di tutti. Con Google uno può percorrere virtualmente una strada col mouse ancor prima di percorrerla di persona. La tecnologia ha i suoi limiti, certo, e certi tom tom sono il massimo dell’indisponenza, ma ormai da questo punto di vista ci sentiamo sempre meno utili. Siamo quasi a luglio e mi hanno fermato giusto un paio di ragazzini che, piuttosto che indicazioni, avevano bisogno di uno scooter nuovo. Insomma, questi siparietti ormai dobbiamo riassegnarci a relegarli nel passato come le cabine telefoniche o la benzina super. Ma mi rimarrà sempre il dubbio se sia mai arrivato a destinazione quel forestiero che, a due passi dal lungomare, un giorno mi chiese pacifico: vado bene per Perugia?