1987: i dischi erano in vinile, la musica si ascoltava con il walkman e il rock viveva la sua ultima fiammata, circondato da rapper e boy-bands, “foraggiate” da MTV (che ha la sua bella responsabilità per il de profundis del rock). In quell’anno è ambientato Rock of Ages, versione cinematografica del musical teatrale di Chris D’Arienzo, attualmente a Broadway (e a Londra in settembre), con la colonna sonora che forma un ideale juke box composto da songs di Bon Jovi, Poison, Foreigner, Reo Speedwagon, Joan Jett, Whitesnake, Twisted Sisters e tanti artisti dell’epoca, con brani che impazzavano alla radio e sono rimasti nelle orecchie di molti.
Ad interpretarle, bene, un cast variegato composto da Julianne Hough, Diego Boneta, Tom Cruise con capello lungo, torso nudo e pantalone di pelle, Catherine Zeta-Jones, Russell Brand, Paul Giamatti (a cui non spetta però il canto), Malin Ackerman, Mary J.Blige e Alec Baldwin (la cui performance canora è la meno indovinata). La trama è scontata ma è solo un pretesto per raccontare l’epoca del rock proposto da band “vitaminizzate” attente al look ma anche alle note. C’è la fanciulla di provincia in cerca di fortuna a Los Angeles, il ragazzotto rocker in cerca di successo che si innamora della ragazza, la rock star egocentrica, il proprietario del locale vessato dai debiti, il produttore avido e la puritana moglie del sindaco impegnata in una crociata anti-rock (è il personaggio della Zeta-Jones, costruito appositamente per lei e non presente nella versione teatrale, ma la signora Douglas aveva tanta voglia di un altro ruolo canterino). L’esperto regista, che non è certo digiuno di coreografie e film musicali, profonde energia e trova la marcia giusta per due ore filate di chitarre ruggenti e capelli lunghi. I love rock ‘n’roll.
Cinecittà di Paolo Pagliarani